Tirrenia, vale l’offerta CIN (ma si teme sui contributi)
Il raggruppamento degli armatori Aponte, Grimaldi e Onorato pagherà 200 milioni all’aggiudicazione e altri 180 a rate solo se saranno garantiti i 72 all’anno dallo Stato
ROMA – Non sarà uno spezzatino: anzi, giurano che dalle ceneri della “vecchia” Tirrenia, sorgerà una compagnia tutta nuova, con molta più benzina nel motore, ma facendo salva l’esperienza di tanti anni di lavoro come compagnia pubblica.
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E infatti tra le clausole che l’ormai certo vincitore della gara (anche perché rimasto l’unico) cioè il raggruppamento CIN (Compagnia Italiana di Navigazione) ha sottoscritto, c’è quella di mantenere al completo l’organico, dai dirigenti in giù. Non ci sarà più l’amministratore delegato “storico” Franco Pecorini, che però non sembra destinato ad andare a pescare su qualche molo: si sta infatti dando da fare, a quanto si dice, per impostare la nuova società privata del Lazio, da varare entro maggio.
L’aggiudicazione di Tirrenia a CIN è invece ormai questione di ore, anche se sarà – come vuole la normativa europea – al momento provvisoria, in attesa del pronunciamento della stessa commissione europea sugli eventuali aiuti di Stato e specialmente dell’Antitrust. Essendo la CIN costituita da tre armatori che operano nello stesso comparto con proprie linee (cioè Gianluigi Aponte con GNV ed altro, Grimaldi Napoli e Vincenzo Onorato con la Moby Lines) la valutazione dell’Antitrust sarà particolarmente delicata, ma non sembrano esserci alternative convincenti alla cordata rimasta in gara.
Secondo i dati apparsi di recente anche su “Il Sole-24 Ore”, la CIN avrebbe confermato l’offerta di 380 milioni di euro per Tirrenia, in parte da pagare cash e in parte a rate. Il piano definitivo, firmato da Ettore Morace per l’intero gruppo prevede il pagamento di 200 milioni al momento dell’aggiudicazione e di altri 180 in tre rate da 60 milioni, condizionate però al pagamento dei contributi pubblici previsti dalla gara, e sui quali rimane qualche diffuso timore di un “niet” della UE. Come noto, i contributi previsti dal bando sono 72 milioni all’anno per 8 anni, da pagare anch’essi a rate ogni 3 anni.
L’offerta prevede la conferma delle linee attuali di Tirrenia con 13 traghetti passeggeri e 5 ro/ro merci, la presa in carico di tutti i 1.400 dipendenti e investimenti di altri 10 milioni annui per la sistemazione delle navi.
Parallelamente alla privatizzazione di Tirrenia doveva svolgersi anche quella della siciliana Siremar, con in gara Ustica Lines e CdI (Compagnia delle isole di Mediterranea Holding) ma la procedura è ancora bloccata da un’associazione consumatori che ha ricorso all’Autorità Garante.
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