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Scolmatore, primo “step”

Nella foto: (da sinistra) Massimo Provinciali, Giuliano Gallanti, Bruno Picchi e Giovanni Motta.

LIVORNO – La foce dello Scolmatore dell’Arno è finalmente aperta. Per modo di dire, ovviamente, come si è visto bene con il presidente dell’Autorità Portuale Giuliano Gallanti nel corso di una visita-ispezione alla zona del “tappo”. Ispezione veloce, ma con i “vip” dell’Authority: il presidente Gallanti, il suo segretario generale Massimo Provinciali e il responsabile del settore ambientale Giovanni Motta. Per il Comune l’assessore Bruno Picchi, che segue lo sviluppo della pianificazione territoriale. Il “tappo” di sabbia che aveva trasformato la foce in una spiaggia (con tanto di ombrelloni estivi e di pescatori che la attraversavano con l’acqua alle caviglie) è stato rimosso dalle ruspe delle ditte Abate e Ponteverde. Rimane ovviamente lo zoccolo di sabbia e fango a pochi centimetri sotto la superficie: zoccolo sul quale si frangono anche le piccole onde di vento che arrivano dal largo.


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Per ripulire il tutto e aprire davvero la foce ci vorranno altri e ben più approfonditi interventi: 150 mila mc da asportare, dopo averli “caratterizzati”. Solo allora, con le “porte vinciane” chiuse, si potrà sperare che le piene non scarichino più fango e sabbia in Darsena Toscana. Ma è il caso di dire, come la vecchia canzone del colonialismo inglese: It’s a long way to Tipperary…

Niente trionfalismi dunque per l’eliminazione del “tappo”: Gallanti è consapevole che la pulizia della foce è oggi al “primo passo”, ricorda che non sarebbe nemmeno di competenza dell’Authority (spetterebbe ai pisani) ma rivendica l’intervento come propedeutico, sine qua non, alla chiusura delle “porte vinciane”. La quale chiusura è stata già sottoposta a test per capire se la massa di fango che preme da fuori (dalla parte dello Scolmatore) consente o meno la loro movimentazione. In teoria, le “porte” sono state riparate e rimesse in sesto qualche anno fa. Ma le teorie non sempre rispondono ai fatti.

Gallanti da parte sua ha fretta, ed a ragione: la prossima piena dell’Arno – e arriverà – minaccia di scaricare in Darsena Toscana altre migliaia di metri cubi di fanghi, mentre c’è un disperato bisogno di ripulirla, la Darsena, come è stato promesso a Yang Ming e a Cosco, in vista dell’arrivo ad aprile delle navi da 5/6 mila Teu’s.

La pulizia della Darsena dovrebbe essere un sostanzioso dragaggio: ma i tempi della burocrazia impongono che prima i sedimenti siano “caratterizzati”, cioè definiti secondo il grado di inquinamento. La gara per i sondaggi di caratterizzazione è partita. Nel frattempo, si comincia tra un paio di settimane – al massimo – a spianare i mammelloni di fango in Darsena Toscana, per renderne il fondo uniforme e consentire alle navi grandi in arrivo di accostare alle banchine e specialmente di manovrare nel bacino di evoluzione davanti alla Bengasi. E’ una corsa con il tempo, caratterizzata – ha ricordato Gallanti – da continue consultazioni con la Capitaneria e il corpo dei piloti. I quali garantiscono che la “spianatura” della darsena e un veloce dragaggio di 100 mila metri cubi alla bocca sud del porto consentiranno alle Yang Ming di entrare (e uscire) in sicurezza anche con le navi da 5 mila Teu’s di prossimo arrivo a Livorno. Sono navi più manovrabili di quelle del recente passato, anche se più lunghe: hanno eliche di prua (bow trhuster) che fanno ruotare lo scafo quasi su se stesso. Ma in questa fase, non ci si illuda di risolvere l’altro grande problema del porto labronico: le manovre notturne. Per quelle, It’s a long way, eccetera.

Dove andranno i fanghi di dragaggio, una volta che si partirà ? E se si partirà ? ( Ma Gallanti e i suoi sperano che nel decretone delle semplificazioni sia stato corretto anche l’iniziale “svarione” che limita i dragaggi portuali: ci hanno lavorato lo stesso Provinciali con il direttore generale dell’Ambiente Renato Grimaldi: potrebbe essere questione di giorni).

Per i fanghi, Piombino è disponibile per una parte, nemmeno piccola. Qualcosa si potrà stivare ancora nella nostra disgraziata vasca di colmata n.1 (disgraziata perché ne ha passate di tutte, compreso il sequestro della magistratura: e non si sa ancora bene come consolidarla). Poi sta per partire la gara per la seconda vasca, che potrebbe essere pronta in 4 anni. Tempi troppo lunghi? Si accettano suggerimenti – dice con un filo di ironia Gallanti – da chi saprebbe come fare prima.

A.F.

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Pubblicato il
18 Febbraio 2012

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