Il governo “grazia” la nautica tassa di stazionamento rivista
Diventa tassa di possesso e si riduce alla metà – Determinante la volontà di evitare la fuga all’estero e di colpire gli stranieri – I nuovi coefficienti
ROMA – Quasi in extremis, come emendamento al decreto-omnibus “Milleproroghe”, è stata approvata in commissione industria al senato e quindi anche a palazzo Madama, la modifica della famigerata tassa di stazionamento per le imbarcazioni e le navi da diporto, che ha già provocato – mesi prima della reale applicazione – la fuga di decine di migliaia di diportisti verso Francia, Croazia e Albania (30 mila defezioni secondo Il Sole-24 Ore).
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Il nuovo testo accoglie pressoché totalmente le richieste dell’UCINa, l’associazione dei costruttori e importatori, appoggiate da buona parte delle associazioni di settore, compresa l’Assonautica delle Camere di Commercio, la Cna, l’Assomarinas e la Lega Navale.
Viene cassata la farraginosa applicazione giornaliera della tassa, che da stazionamento diventa di possesso e annuale. Non pagano più le barche straniere, ma non conta solo la bandiera: devono risultare non di proprietà di italiani o di società italiane. In questo modo si spera di far pagare anche chi nasconde la propria imbarcazione sotto bandiera estera; e nello stesso tempo si esentano le barche straniere dal pagamento, evitando di massacrare il turismo nautico e la discesa degli appassionati nautici nelle acque e nei porti italiani. Si evita anche la fuga delle barche italiane all’estero perché in ogni caso, ovunque la barca si trovi, visto che è italiana e risulta immatricolata in Italia deve pagare.
Rimangono in vigore le riduzioni del 50% per le imbarcazioni a vela e quelle di vetustà in relazione agli anni dalla prima immatricolazione. Con la nuova formulazione è stato calcolato che lo Stato incasserà circa 230/240 milioni mentre con la vecchia formula sperava (ma sarebbe stato difficile) recuperare 200 milioni. Il vantaggio per gli utenti nautici è ancora maggiore: “spalmata” come tassa di proprietà per le imbarcazioni (di lunghezza superiore ai 10 metri: i natanti continuano ad essere esenti) l’imposizione risulta molto ridotta, con vantaggi crescenti con il crescere della barca. La nuova tabella (vedi sotto) parte da 800 euro all’anno per una imbarcazione a motore tra i 10,1 e i 12 metri contro circa il doppio della tassa precedente: su questa cifra si applica poi la riduzione del 50% se l’imbarcazione è a vela e si calcolano ulteriormente i coefficienti di vetustà. Significativa anche un’altra facilitazione: i proprietari di imbarcazione da diporto potranno occasionalmente affittarla (oggi è proibito) pagando sul ricavato una tassa unica del 20%. Un provvedimento che va incontro a chi ha una barca e può così rifarsi parzialmente dei costi (specie di posto in porto) e anche a chi intende provare l’uso di una barca prima di fare il grande passo per acquistarne una. Un modo insomma per rivitalizzare un comparto che è stato tra i più colpiti dalla crisi.
Il presidente di Ucina Anton Francesco Albertoni e il presidente dell’Assonautica Gianfranco Pontel si sono dichiarati soddisfatti dell’accoglimento della loro istanza, che si augurano possa invertire la tendenza alla fuga delle grandi barche, in vista di una stagione nautica che comunque dovrà scontare l’impatto della crisi dei consumi e del caro carburante.
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