A Livorno zonizzazione con riserva

Massimo Provinciali
LIVORNO – La zonizzazione del porto di Livorno, impegno assunto dal presidente Giuliano Gallanti già dopo pochi mesi dall’insediamento, è dunque passata in comitato portuale, sia pure con tanti distinguo da apparire come la tela di Penelope: ufficialmente varata, c’è chi di notte è pronto a disfarla non appena si dovesse entrare nel vivo.
Vi meraviglia? Mi meraviglierei della meraviglia: è il sistema classico che non solo nel porto livornese, consente di fare proclami sul tutto che cambia per non cambiare (quasi) niente.
In realtà, qualcosa è cambiato: sulla testata della banchina ad alto fondale approdano da oggi le navi delle crociere di testa della Msc, con tanto di “centro accoglienza” (e relativo concerto musicale di ieri sera, una piacevole iniziativa che speriamo non rimanga rara avis). Ma anche questo è un compromesso, abbastanza riduttivo anche rispetto all’accordo a due che era stato siglato tra Enzo Raugei e Roberto Piccini oltre un mese fa. Insomma: piano piano a qualcosa si arriva, ma che fatica!
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Difficile dire invece che il comitato portuale (e la precedente commissione consultiva) abbiano segnato una svolta epocale sul resto della zonizzazione. Che la sponda Est della darsena Toscana fosse destinata a multipurpose si era detto da tempo; che le rinfuse dovessero andare alla radice della stessa sponda Est idem; che i ro/ro e le Autostrade del mare dovessero diventare un comparto omogeneo tra Darsena n 1, terminal Lorenzini e Sintermar era (e rimane) un sogno di notte di mezz’agosto. Anche sui forestali, il comitato ha più che altro espresso una serie di speranze: che Giorgio Neri e gli altri del comparto si sono premurati subito di inchiodare alla realtà, chiedendo (e ottenendo) che se ne parli al momento dei fatti e non delle intenzioni.
Bisogna allora definire il comitato portuale sulle zonizzazioni come un momento teorico nel difficile processo di riorganizzare il porto? Qualcuno, criticando pesantemente Gallanti e i suoi, ha detto che il piano del porto rischia di far la fine del piano strutturale del Comune, che è come il coro dell’Aida: tutti cantano “partiam, partiamo” ma non si parte mai. Forse il giudizio è ingeneroso e politicamente interessato; ma di sicuro qualche sospetto del genere esiste. Si vedrà, in particolare, da come l’Autorità portuale si presenterà – modo e tempi – per il rinnovo del piano operativo triennale che scade tra un paio di mesi. Per legge, va rinnovato altrimenti l’Authority viene commissariata. Per prassi, non si è mai visto un intervento del genere, per quanto i piani abbiano spesso e volentieri ritardato. Per speranza, lasciamoci questa porta aperta. Ricordando anche che la pianificazione spetta non al presidente dell’Authority ma al segretario generale. Che adesso c’è a pieno titolo e si chiama Massimo Provinciali, ovvero uno che la macchina la sa guidare davvero, se vuole. E se gliela lasciano guidare.
A.F.
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