Tre “dettagli” che richiedono chiarezze
LIVORNO – A rischio di passare per guastafeste – o se preferite, rompicoglioni alla Toscana – ci sembra arrivato il momento di ricordare che, sia pure con tutte le buone intenzioni, il governatore toscano Rossi e tutti coloro che vogliono il relitto a Livorno stanno vendendo la pelle dell’orso prima di averlo nel sacco.
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Fulcro di tutta l’operazione, che oggi a Firenze verrà confrontata con i reali piani di Titan/Micoperi, è la disponibilità del bacino di carenaggio di Livorno. Una disponibilità però che è soltanto virtuale, per tre motivi di fondo.
Il primo: il bacinone è da almeno dieci anni inutilizzabile per carenze strutturali e di sicurezza, e per rimetterlo in condizioni operative sono richiesti interventi valutati a seconda delle fonti tra i 5 e i 20 milioni di euro, con i tempi relativi, che mal si conciliano con la (giusta) fretta di Micoperi. Secondo: il bacinone, anche se riadattato e pronto a ricevere il relitto, non potrà da solo risolvere il problema perché il relitto stesso, rimesso a galla con grandi cassoni laterali, non potrà entrare senza essere alleggerito quel tanto da ridurne il pescaggio al livello della porta d’accesso, quindi occorreranno lunghi lavori preventivi alle banchine 76 e 75, a loro volta da dragare velocemente. Terzo (e fondamentale): il bacino è attualmente sotto sequestro della magistratura, è in gestione ad Azimut/Benetti che contesta l’operazione relitto (non senza le sue ragioni); ed è al centro di un articolato, complesso, annoso affare di lana caprina sulle responsabilità del suo attuale degrado, sul perché l’Autorità portuale non ha mai fatto i lavori di manutenzione (per i quali anno dopo anno ha anche stanziato dei fondi) e su quale programma sia prevalente tra gli impegni assunti a Roma con il salvataggio dell’Orlando (costruzioni e riparazioni di yachts, in sostanza, piano residenziale-commerciale connesso) e le mezze indicazioni dell’Autorità portuale (e del Comune?) su un recupero delle riparazioni e della carpenteria navale, ovviamente incompatibile con la prima scelta.
Tre motivi di fondo: ma ce n’è abbastanza, con i tempi caratteristici delle non scelte livornesi, per consumare tutti i mesi che occorreranno a Titan/Micoperi per recuperare il relitto. Una volta tanto, la tirata d’orecchie di Cgil-Fiom sulla necessità di chiarire prioritariamente che cosa si vuol fare “da grandi” dell’area bacino e Porta a Mare è perfettamente legittima e centrata. Dubitiamo che, al solito, arrivino risposte veloci, ufficiali e definitive. Con il rischio di legittimare ogni scelta anti-Livorno dei recuperatori.
A.F.
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