I saggi, i “caveat” e le fatiche
LIVORNO – Lavoro improbo, dicono nell’ambito del gossip portuale, quello dei tre “saggi” che dovranno scremare le varie candidature per la presidenza di Assoporti.
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Ai primi approcci, anche i “saggi” stanno prendendo atto che dovranno fare i conti con alcuni “caveat”. Il primo dei quali è che il nuovo presidente di Assoporti potrà fare solo due mandati di 2 anni ciascuno, non rinnovabili in alcun caso. Con la postilla che se nel frattempo decadesse dalla carica nel suo porto, dovrà immediatamente passare la mano, per non replicare un “caso Nerli” (che è rimasto in carica malgrado fosse stato dimissionato da Napoli). Altro “caveat” riguarda il bilancio di Assoporti. Nella discussione a Cagliari si sono messe sotto lente di ingrandimento alcune spese che fino a ieri erano passate ma non potranno più andare liberamente all’incasso: consulenze, trasferte, incarichi come quello all’Ansa, C’è chi ha proposto anche di azzerare e ricostituire completamente gli organismi burocratici dell’associazione, a partire dalla segreteria generale. Insomma, un’orgia di sbianchettamenti: con un punto di arrivo, e cioè un presidente giovane, non fazioso, senza eccessiva caratterizzazione partitica e vicino anche fisicamente a Roma. Basta per fare un attendibile identikit?
Rimanendo al centro dell’attenzione, e delle relative indiscrezioni, il toto-presidente, ci sono anche gli elementi di contorno della telenovela. Chi più e chi meno sembra ci sia un accordo generale a concedere al presidente uscente Francesco Nerli l’onore delle armi.
Riconoscendogli che alcune delle carenze di Assoporti – in particolare nei rapporti con i governi – non siano tanto da imputare alla sua responsabilità quanto all’idiosincrasia dei ministri che si sono succeduti nei posti chiave: sia nei confronti di Nerli (vedi Matteoli) sia più in generale nei confronti della portualità (vedi Tremonti). Il nuovo presidente dovrà non solo ricucire, ma avere un consiglio forte che lo aiuti a riconquistare il peso del comparto sia a livello di governo nazionale sia a Bruxelles. Un compito questo che potrebbe essere facilitato dalla dichiarata volontà dell’Unione Europea di varare una nuova e più moderna legislazione sulla portualità. E che il nuovo vertice di Assoporti potrebbe affidare, con la carica di vicepresidente, a chi a Bruxelles è stato e per certi versi continua ad essere di casa. Anche in questo caso, basta l’indicazione per un attendibile identikit?
Antonio Fulvi
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