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Le infinite contese per l’ex Seal sulla sponda Est

Da terminal per le Autostrade del mare a promessa al TCO, con le ultime variabili industriali

LIVORNO – Ne hanno parlato, scritto o dissertato in molti: forse in troppi, e forse anche con poca cognizione di causa. Perché la richiesta presentata da due team industriali per insediare sulla sponda est della Darsena Toscana altrettante imprese, sia pure ancora all’inizio di un iter che come tutti gli iter del genere in Italia rischia d’essere annoso, già ha scatenato aspettative, timori e qualche protesta.

Se ne parlerà quasi certamente, sia pure come comunicazione presidenziale, nel prossimo comitato portuale dell’Authority di Giuliano Gallanti. Nel frattempo, bisogna prendere atto di una realtà: i timori che i due insediamenti possano togliere spazio a chi già opera sulla sponda Est e specialmente a chi vi è destinato – Leggi terminal rinfusi del TCO – pareggiano le speranze di chi, seguendo le poche indicazioni emerse dalla Port Authority, parla di 50 milioni di euro di investimenti e di 100/200 posti di lavoro entro un biennio.

[hidepost]Di contro, le richieste riguardano 20 mila mq per Base & TIPR e di 23 mila mq per Masol, più un’altra fetta di quasi altrettanti spazi dell’area ex Seal compreso un pezzo di banchina. Dietro le richieste, come già pubblicammo, carpenteria meccanica per Base e TIPR e per l’insediamento più importante, il trattamento e la raffinazione di bio-carburanti per un colosso indonesiano del comparto.

Se intorno ai bio-carburanti ricavati dagli oli vegetali ci sono di questi tempi parecchie idee anche contrarie (vedi a parte) il vero cuore del dibattito riguarda le aree e i capannoni ex Seal alla radice della banchina sulla sponda Est della Darsena Toscana. Proprio in questi giorni è stata messa mano alle palancole per completare il banchinamento dell’area, e occorreranno altri mesi – almeno una dozzina – prima che l’opera sia completata, dopo anni ed anni di attesa. Ma il vero nodo della vicenda è rappresentato dagli impianti – da tempo in disuso, per non dire in decadenza – dell’ex Seal: un complesso realizzato a tempo di record quando la Compagnia portuali di Italo Piccini fece il colpo grosso di assicurarsi il trattamento delle “navi dei veleni”, successivamente utilizzato sporadicamente per bonifiche dell’amianto, e poi acquistato (secondo il tribunale che sta ancora verificando le cose con un paio di imputati eccellenti, compreso l’ex segretario generale dell’Authority portuale) dalla stessa Port Authority con i fondi per le Autostrade del mare. Di fatto, l’area non ha mai visto niente delle Autostrade del mare, è di proprietà (almeno in parte) della stessa Authority, e secondo la prima bozza del piano regolatore dovrebbe accogliere la delocalizzazione del TCO, ovvero del terminal delle rinfuse che chiede da tempo di andarsene dalla calata Orlando.

Il nodo da sciogliere sembra di lana caprina, anche se Gallanti e Provinciali (non dimentichiamo che sulla pianificazione portuale è il segretario generale dell’Authority ad avere la responsabilità in prima persona) assicurano che la previsione di delocalizzare sulla sponda Est il TCO non verrà tradita. Non c’è dunque che da attendere. Nella speranza che come a volte capita – e non solo a Livorno – le attese per le decisioni non richiedano tempi infiniti.

A.F.

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Pubblicato il
6 Ottobre 2012

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