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Bacini, il richiamo della CNA

Proposto anche il trasferimento della “vasca” galleggiante – Una banchina dedicata

LIVORNO – La destinazione del comparto dei due bacini di carenaggio pubblici, quello in muratura e quello galleggiante al suo fianco, dovrebbe essere decisa oggi nel comitato portuale convocato sulle proposte di POT che comprendono anche la gara per i bacini stessi. Ma sul tema si registrano ad oggi pochi e poco coordinati interventi, se si fa eccezione dell’appello alla politica locale da parte della CNA.
[hidepost]“A vederla oggi la questione dei bacini di carenaggio – ha scritto in una nota il direttore della Cna Marco Valtriani – a distanza di oltre dieci anni da quando scoppiò il caso del crac della cooperativa che guidava l’ex CNLO, sembrerebbe quasi che da allora ci sia stata una regia occulta che, giorno dopo giorno, anno dopo anno, incontro dopo incontro, promessa dopo promessa, ha fatto in modo che si creassero tutte quelle condizioni per cui i bacini di carenaggio oggi non dovrebbero più essere destinati alle riparazioni navali.
“Rifiutandosi di credere a questa inquietante teoria, la Cna fa ancora una volta appello all’Autorità Portuale ed al Comune di Livorno, affinché facciano tutto quanto ancora possibile perché i bacini rimangano nella disponibilità anche delle ditte che operano da anni nel settore delle riparazioni.
“Non abbiamo mai messo in discussione l’opportunità della presenza a Livorno di Benetti, ci mancherebbe, ma ci mancherebbe anche che questa presenza mettesse in discussione il futuro delle aziende di riparazione che ben prima di lui operavano nell’area, subendo da quel crac in modo drammatico. Continua infatti a sembrarci assurdo che un porto come il nostro intenda privarsi in modo così scientifico di un settore davvero strategico per un’offerta completa ed efficiente dello scalo sul mercato internazionale dei traffici merci e passeggeri.
“A giudizio nostro e delle aziende di riparazione – continua il direttore Cna – il bacino galleggiante può trovare utilizzo per le riparazioni anche in una collocazione diversa dall’attuale e questa è la questione prioritaria perché di immediato sbocco per le attività. Ma anche il bacino in muratura può essere ancora, e doverosamente, salvato. Allo stesso modo può essere trovata in porto una banchina da destinare alle attività del settore (la 75? la 76?) anche al di fuori dell’attuale area dei bacini (la calata Bengasi?). Tutto sta nella volontà politica che ciò avvenga: se non c’è quella – conclude Valtriani – qualsiasi ostacolo tecnico o economico rimarrà ovviamente insormontabile”.

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Pubblicato il
12 Dicembre 2012

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