Neverending story sulle scelte
LIVORNO – Scrivo questo commento a caldo, e dunque potrei anche finire fuori tema: ma l’impressione generale, subito dopo il comitato – l’ennesimo, a questo punto – dedicato a riscrivere il porto del prossimo futuro, è che si stia vivendo una Neverending story, ovvero una Telenovela che non finisce più.
[hidepost]Ci sarà, come è stato deciso dall’Authority livornese un nuovo e si spera conclusivo comitato a inizio settimana: nel quale il confronto di opinioni che è scaturito – con assai poca dialettica, mi dicono – nel comitato di mercoledì scorso, dovrà trovare una sua conclusione. Cioè: si o no sui temi più controversi, dall’Alto Fondale alla sponda Est della Darsena Toscana passando per la gara dei bacini. Che a ben vedere, sono problemi assai meno strategici di quanto non si voglia dire, perché riguardano più che altro i soliti, vecchi conflitti tra “pollai” locali, ovvero tra rendite di posizione, diritti più che legittimi sanciti da concessioni che però non sembrano più in linea con i tempi, e la disperata ricerca di un rilancio del porto che proprio non si intravede nemmeno a rovesciare e sciorinare al vento tutte le cento e passa pagine del Pot.
Il quale Pot, come sappiano ed è stato appena ribadito, dovrà essere approvato per legge entro la fine del mese, ormai tra un pugno di giorni lavorativi. Da notare: più assoluto disinteresse della città, delle sue forze economiche istituzionali, si direbbe anche della grande e piccola politica. Gli stessi sindacati, che hanno provato a tenere – con la sola Cgil – l’assemblea della settimana scorsa al pala-crociere, alla fine dei conti sono apparsi sottotono, tra l’addormentato, il distratto e il disperato. E se il futuro del porto, sia pure limitato ai prossimi tre anni del Pot, si decide in questa atmosfera….
Abbiamo già ricordato, di recente, che l’Authority di Giuliano Gallanti non sta certo guadagnandosi la fama di un fulmine di guerra nelle decisioni: va piano, cerca il consenso delle parti economiche e sociali forse con eccesso di prudenza, lavora con tempi operativi che tutti vorrebbero molto più veloci. Considerazioni in gran parte condivise anche a livello sindacale, oltre che tra gli imprenditori portuali. Però sono gli stessi imprenditori, o almeno alcuni di essi, che sembrano essersi “trincerati” in difesa dei propri pollai senza dimostrare la capacità di guardare all’interesse generale dell’economia del porto. Che è un’astrazione, certo: ma che alla fine è l’unico modo per arrivare davvero al rilancio di questo scalo, in caduta libera sia di traffici che di aspettative sul futuro.
Antonio Fulvi
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