Tempo per la lettura: 4 minuti

Salva-Italia: Assagenti e “casse nave”

ROMA – L’ha scritto, con insolita ironia, anche Il Sole-24 Ore di qualche giorno fa, registrando un amareggiato intervento della vicepresidente di Assagenti Stefania Morasso: il decreto salva-Italia non salva le navi dagli eccessi della burocrazia.
[hidepost]Anzi, ne crea di nuova, aggiungendo problemi, perdite di tempo e indispettendo gli armatori, specialmente quelli stranieri.
Il problema: la nuova e più drastica limitazione d’uso dei contanti in Italia crea grosse disagi alle agenzie marittime che hanno spesso il compito di rifornire di danaro, “fresco” e contante, i comandanti delle unità loro raccomandate per la “cassa nave” di bordo. Tanti disagi che secondo Assagenti Genova molte navi hanno cominciato a saltare gli scali in Italia per evitare il disagio di dover perdere tempo nelle banche, o con altri sistemi.
Stefania Morasso è stata chiara nella sua denuncia al ministero del Tesoro. “Il decreto 201/11 Salva Italia – ha scritto – che ha modificato l’articolo 49 del decreto legislativo 231/2007 sull’uso del contante, sta creando grosse difficoltà alle agenzie marittime. Il limite di 999,99 euro introdotto dal decreto è del tutto insufficiente per la cassa nave; e per espletare il servizio si sono create enormi criticità operative”. La vicepresidente di Assagenti ha fatto anche delle esemplificazioni molto chiare. “Il comandante della nave deve essere accompagnato in banca dal raccomandatario, per l’identificazione e il prelievo del danaro. Per le unità impegnate in trasporti e rotte occasionali poi, e per quelle che arrivano nei week-end a banche chiuse, è impossibile portare a termine l’operazione. Morale: un’ennesima complicazione per tutti, altre perdite di tempo in lavoro inutile e giudici non certo lusinghieri da parte delle compagnie di navigazione sulla “burocrazia borbonica” all’italiana.
C’è stato anche un tentativo di mediazione: Assagenti ha chiesto al Tesoro di far certificare il passaggio di denaro contante alle navi dagli uffici delle dogane. Risposta dei burocrati del Tesoro: non è previsto. Ovviamente una risposta che è arrivata in tempi burocratici, cioè a passo di lumaca.
Altra proposta: una deroga normativa con l’obbligo di comunicare all’Agenzia delle entrate ogni trasferimento di contante. Idem come sopra: non si può, occorre modificare la legge. Il che, con questi lumi di luna, vuol dire alle calende greche.
Bell’Italia, amate sponde…

* * *

Gian Enzo Duci e Luigi Merlo al cocktail natalizio.

Intanto si è svolto, come da tradizione, il cocktail di Natale dell’Associazione agenti marittimi di Genova, organizzato in una delle residenze storiche della città. Palazzo Doria De Fornari, da poco restaurato, è stato aperto per l’occasione alla comunità dello shipping genovese.
Il discorso di benvenuto del presidente Gian Enzo Duci è iniziato con una riflessione sul provvedimento dell’Antistrust sui diritti fissi: «Una tegola per Assagenti – afferma – che ha avuto un esito estremamente positivo con la recente sentenza del Tar del Lazio, ristabilendo quello che, secondo noi, era dovuto a un’associazione che ha sempre pensato di operare nell’interesse non solo della categoria, ma dell’intero settore».
Sempre per rimanere in tema di buone notizie, Duci non ha voluto omettere il record storico di Genova nella movimentazione di container, che tra qualche giorno celebrerà al Vte due milioni di contenitori: «Peccato che i noli non siano gli stessi degli anni d’oro – dice – complessivamente le nostre aziende non hanno registrato un record in termini di fatturato, ma rimane comunque un anno positivo, che ha visto il nostro porto performare meglio nel mercato». Negli anni passati Genova è cresciuta con percentuali allineate a quelle del mercato, mentre quest’anno è cresciuta di più: «Non è solo merito delle strategie dei grandi carrier internazionali – afferma Duci – ma anche di chi ha investito e adeguato le strutture portuali per accogliere i nuovi traffici».
Il 2012, però, è stato un anno in chiaroscuro e a fare da contraltare al boom nel settore container nel capoluogo ligure ci sono settori che hanno sofferto parecchio. «Il settore tramp – dichiara Duci – nella parte dry ha risentito molto dei problemi al terminal rinfuse e della crisi dell’Ilva e anche per quanto riguarda la movimentazione di rinfuse liquide il porto petroli andrebbe ripensato».
Anche il presidente dell’Autorità Portuale di Genova Luigi Merlo si è unito alle preoccupazioni sull’Ilva, mentre ha assicurato che la questione del terminal rinfuse è in via di definizione e che verrà affrontata durante i comitati portuali del nuovo anno.
Indossando il cappello di Assoporti, Merlo ha voluto fare un plauso al clima disteso che si respira all’interno della comunità dello shipping genovese e si è rammaricato di non poter dire lo stesso dell’intero sistema italiano. Ha ironizzato sulle accuse del senatore Luigi Grillo, che lo giudica responsabile del fallimento della mancata approvazione al Senato della legge di riforma portuale: «Magari – dice – potessi incidere in maniera così decisa sulle riforme». Merlo mette sul piatto una nuova sfida per il 2013, che vuole attirare l’attenzione del governo sul tema della portualità una volta per tutte: «Abbiamo bisogno di una legge di riforma vera, che sia corrispondente al mercato e all’Europa. Stiamo lavorando insieme alle categorie portuali per dare una risposta autorevole e forte al governo. Lo facciamo non solo perché crediamo che il nostro settore non possa essere trascurato, ma perché siamo certi che possa davvero contribuire alla ripresa del Paese».
Il presidente dell’Autorità portuale genovese termina il suo messaggio di augurio con un invito agli agenti marittimi: «Mi piacerebbe che molte delle persone che sono qui questa sera partecipassero alla discussione sulle prospettive del nostro scalo. Con la loro autorevolezza potrebbero incidere in maniera forte, soprattutto quando si parla del modello di sviluppo che vogliamo per il nostro Paese».
Al cocktail ha partecipato anche l’ammiraglio Felicio Angrisano: «Questo sarà il suo ultimo Natale con noi prima di andare a Roma, al Corpo delle Capitanerie di Porto – spiega Duci – Genova non lo ha sempre trattato bene, ma noi crediamo che ci abbia dato molto». La risposta dell’ammiraglio arriva tempestiva: «L’Autorità marittima è considerata l’anello debole della filiera del trasporto marittimo – dice – ma non ritengo che lo meriti: ha un ruolo e cerca di esercitarlo rispettando le esigenze degli altri». Poi conclude con una battuta: «Ai genovesi dico che potrei fare più male da Roma, che da altre parti».
A.F.

[/hidepost]

Pubblicato il
29 Dicembre 2012

Potrebbe interessarti

Antonio Fulvi

La quiete dopo la tempesta

Qualcuno se lo sta chiedendo: dopo la tempestosa tempesta scatenata a Livorno dall’utilizzo del Tdt per le auto di Grimaldi, da qualche tempo tutto tace: sul terminal sbarcano migliaia di auto, la joint-venture tra...

Leggi ancora

Se rullano tamburi di guerra

Facciamo così: se avete voglia di ripassare con me un po’ di pillole di storia, che possono insegnarci qualcosa sull’attuale preoccupante rullo di tamburi di guerra, provo a pescare nella memoria.   Le spese per rinforzare...

Leggi ancora