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Ma le navi nel frattempo strapagano…

ROMA – Sperare è lecito: ma non dimenticare le realtà è doveroso. E sia nel “memento” del presidente di Confitarma Paolo d’Amico alla politica, sia nei tanti richiami che arrivano in questi giorni dai singoli armatori, la stangata sulle tasse portuali di ancoraggio decisa dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti poco prima della fine dell’anno scorso non è certo fatta per dar fiducia in un anno migliore.
[hidepost]Nel concreto: come abbiamo pubblicato anche su queste colonne, dal 6 gennaio scorso le tasse portuali per le navi sono aumentate del 30% e dal 1º gennaio prossimo (2014) aumenteranno di un ulteriore 15%. Volete un parametro di riferimento? Secondo Paolo d’Amico dal 1993 ad oggi il gettito delle tasse d’ancoraggio è aumentato del 130%, e il tutto a spese di quegli armatori che si sono spesso svenati per fare nuove navi o per aumentare la loro stazza lorda media. Come a dire: chi ha investito per dare al Paese un servizio migliore, con più navi o con navi più grandi e moderne, è stato più bastonato dalle nuove tasse. E non va dimenticato che se parecchi armatori hanno reagito semplicemente cancellando o rarefacendo le toccate nei porti italiani, quelli del cabotaggio – che operano nei porti nazionali – sono stati presi in pieno dalla “tranvata”. E in un momento che non è certo felice.
Il presidente di Confitarma peraltro ha assai poca fiducia in una correzione di questa maldestra politica statale, perché alla fine si è rivolto alle Autorità portuali; che hanno – come dice la stessa normativa – facoltà di contenere o addirittura azzerare gli aumenti imposti dal ministero. In qualche porto il …miracolo è avvenuto:  ma siamo alle solite, cioè in un Paese che è come la veste d’Arlecchino, tutto al contrario di regole certe, comuni e sicure.
Dicevamo: sperare è lecito. Ma come si fa, con le realtà reali davanti agli occhi?
A.F.

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Pubblicato il
16 Febbraio 2013

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