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Continua sui “costi minimi” la guerra dell’autotrasporto

Confindustria e Confetra insistono sul loro annullamento, mentre Conftrasporto e Confcommercio si battono contro la liberalizzazione in salsa europea

ROMA – La guerra guerreggiata contro i “costi minimi” dell’autotrasporto, se ha visto per il momento la decisione salomonica del Tar del Lazio di chiedere lumi alla corte di giustizia dell’Ue, continua in tutte le sedi imprenditoriali.
[hidepost]Nei giorni scorsi è stata la volta di Confetra, che ha rinnovato i propri vertici – vedi qui a fianco – ad affrontare il tema richiamando il governo italiano sul problema, che ci vede unici in Europa ad aver obbligato un mercato così allargato e frammentato a “costi minimi” che valgono solo per chi batte bandiera italiana.
Confetra e Confindustria intendono spingere l’acceleratore sulla revisione dell’obbligatorietà dei “costi minimi”. E malgrado Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto e vice presidente di Confcommercio difenda a spada tratta il decreto dei “costi minimi” come regolatore contro gli abusi e garanzia di un minimo vitale per le imprese di autotrasporto, le due confederazioni degli imprenditori della logistica hanno intenzione di non dar tregua al nuovo esecutivo perché sia cancellata l’attuale “illegittimità italiana che impone limiti alla libertà negoziale” con la scusa della sicurezza stradale.
Le prese di posizione di Confindustria e Confetra cadono però in un momento molto delicato per le prossime scelte dell’Unione Europea sull’autotrasporto. Il parlamento di Bruxelles infatti si accinge a varare provvedimenti che porterebbero alla totale (o quasi) liberalizzazione del cabotaggio nel trasporto merci su strada, consentendo ai Tir di qualsiasi paese europeo di operare liberamente anche sugli altri con le proprie regole. Sarebbe un massacro, sottolinea ancora Fai-Conftrasporto, perché l’autotrasporto di buona parte dei paesi europei è molto più competitivo di quello italiano, schiacciato da troppe regole assurde, da una burocrazia asfissiante e da controlli altrettanto asfissianti. Il quadro che ne fa Uggè è catastrofico. “E’ possibile che il costo dell’autotrasporto vada così a diminuire: ma il risultato collaterale sarebbe la chiusura di migliaia di imprese italiane o il trasferimento delle più vitali dove i costi sono più bassi, aumentando l’utilizzo dei lavoratori stranieri a danno degli italiani”.
Insomma, la guerra sull’autotrasporto continua ed è difficile vedere dove andrà a parare nei prossimi tempi, specie se l’Italia non sarà in grado di affrontare in modo tempestivo e deciso l’intero comparto della logistica in un quadro di coesione europea.

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Pubblicato il
3 Aprile 2013

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