Cellulosa: le guerre e un’idea
LIVORNO – E’ inutile girarci intorno: ci sono argomenti (o merci) che nel porto labronico scatenano scintille non appena se ne scrive.
[hidepost]Prendiamo la cellulosa, o più in generale i forestali: Livorno è da tempo uno dei porti di riferimento, anche per la relativa vicinanza storica delle principali cartiere; e come dice il vecchio proverbio, se il piatto è ricco mi ci ficco. Ovvero ci si ficcano in tanti: dalla presenza storica di Cilp a quella della Scotto (gruppo Giorgio Neri) con il gruppo Bonsignori (Mediterranea) a far da terzo incomodo.
Di recente Bonsignori s’è fatto sotto con un nuovo traffico di 150 mila tonnellate/anno dalla Spagna: e abbiamo scritto che forte di questo incremento ha chiesto spazi di magazzino in porto, puntando anche agli ex-Dole.
Spetta ovviamente all’Autorità portuale valutare se, in che misura e quando accogliere le richieste (pressanti) dei Bonsignori. Ma i nostri articoli in merito hanno portato a un fiume di distinguo, che per dovere di cronaca vanno ugualmente accolti. Il primo e fondamentale: le 150 mila tonnellate dalla Spagna non sono un traffico nuovo ma tolto alla Scotto con un ribasso tariffario che avrebbe portato un “grave e ulteriore impoverimento del porto”. In sostanza: si chiedono spazi per un traffico che già li aveva ed è stato vinto all’interno del porto in una specie di “guerra tra poveri” che la dice lunga sul clima nel quale la stessa Autorità portuale cerca di mettere ordine. La quale Autorità portuale risponde indirettamente a Bonsignori ricordando che nel piano regolatore del porto in fase di attuazione e nello stesso POT gli ex magazzini Dole sono ormai chiaramente indicati per le crociere, quindi non possono andare alla cellulosa.
Si parla molto anche di investimenti. E proprio in questi giorni la Cilp ha annunciato che sabato 25 maggio inaugurerà nel terminal Dock Etruschi al varco Valessini una nuova flotta di fork-lift specializzati proprio per i traffici di cellulosa; flotta che ha comportato un nuovo, sostanzioso investimento nel settore, di cui la stessa Authority – si dice in Cilp – non può non tenere conto nelle concessioni.
Scintille, insomma, in cui ciascuna delle parti in causa difende la propria verità. C’è anche chi, dall’esterno, avanza qualche proposta costruttiva, invitando operatori e Authority a rifletterci sopra. Prima di tutte, la disponibilità dell’interporto di Guasticce ad aprirsi finalmente – e sul concreto: con forti incentivi agli investimenti – come area retroportuale. Ovvio che bisogna investire, ma è chiaro che nell’attuale cinta portuale gli spazi liberi ormai sono esauriti e bisogna guardare al futuro. Potrebbe essere Guasticce il futuro per magazzini ed aree di deposito merci? Certo, si parla di rottura di carico e quindi di costi: ma probabilmente è meglio un (piccolo) costo in più che la rinuncia a un traffico. Oppure abbiamo semplificato troppo?
A.F.
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