Gli armatori e la crisi: “Siamo in piena guerra”
Manuel Grimaldi fotografa una realtà ancora lontana dalla ripresa – Difficile anche il comparto delle petroliere – Tagliare le inefficienze e i costi

Manuel Grimaldi
NAPOLI – La crisi internazionale, che sta squassando lo shipping, durerà ancora. E forse a lungo. Lo dice Manuel Grimaldi, amministratore delegato del gruppo armatoriale oggi tra i più importanti d’Europa, in una recente intervista all’Avvisatore Marittimo di Genova. “Credevo che la crisi dello shipping non durasse così a lungo – puntualizza Grimaldi – e la ripresa, che pure ci sarà, avverrà molto lentamente”.
La consapevolezza di Manuel Grimaldi che la crisi sarà ancora lunga fa il paio con quella di un altro armatore, il livornese Nello D’Alesio, che opera storicamente nel campo dei prodotti petroliferi ma da un paio d’anni ha anche il comparto bulk. “E’ uno dei periodi più difficili – ammette D’Alesio – perché i noli sono al minimo storico e le navi lavorano sul filo della perdita. Noi teniamo duro ma è evidente che in questa crisi la concorrenza si è fatta feroce”.
[hidepost]Segnali analoghi, sia pure filtrati dal tradizionale atteggiamento in chiave di speranza di tutte le Fiere, arrivano da Transport Logistic che si è aperta ieri a Monaco di Baviera. Dove tutti sono in grande spolvero con dichiarazioni di alto e altissimo livello sulla necessità di ritrovare efficienza, di tagliare i costi parassitari, di rivedere gli elementi stessi che compongono il ciclo logistico. Il presidente di Confetra Nereo Marcucci a sua volta in un documento della sua associazione è tranchant: la logistica ha bisogno di normative italiane chiare, semplici e sburocratizzate al massimo. Ne va della sua sopravvivenza.
Tutti d’accordo, almeno a parole. Ma poi, nei dettagli, sembra che la maggior parte degli attori della logistica chiede di tagliare e razionalizzare in casa altrui. Fa eccezione proprio Grimaldi, che dall’alto della sua visione internazionale – le sue compagnie coprono il Mediterraneo ma anche il Mare del Nord e l’Atlantico – il quale parla con chiarezza di ridurre l’inefficienza di sistema non solo in Italia ma in tutta l’Europa. Con un messaggio: “L’Europa deve rendersi conto che tutto sta cambiando e che non può più insistere su certe attività che altri fanno meglio e a costi più bassi. Occorre investire di più in ricerca, occorre riportarsi al top nei settori più sofisticati, occorre in particolare una formazione professionale al passo con i tempi”. Grimaldi ammette che la diversificazione delle sue compagnie è un elemento di garanzia in questi tempi di crisi, sottolinea che anche il comparto delle Autostrade del mare – sul quale l’Italia dello shipping aveva puntato molto – sta passando i suoi guai. La risposta al calo di domanda dei tir sui ro/ro Grimaldi ha risposto aumentando l’efficienza delle navi – più grandi per le economie di scala, più economiche nella gestione (l’«energy saving» ha fatto risparmiare alla compagnia 25 milioni di dollari in carburanti: e comunque il fuel costa al gruppo il triplo delle diecimila persone che vi lavorano!) e l’aggressività dei servizi con promozioni, nuovi scali e nuovi incentivi. “Ma siamo in guerra – chiude Manuel Grimaldi – e bisogna combattere”.
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