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Tir fermi: il blocco disperato

ROMA – Sarà il fermo della disperazione. Così Trasportounito ha già definito il blocco di ogni attività di trasporto delle merci su strada che sarà attuato dal 28 ottobre al 3 novembre.
[hidepost]“Il fermo nazionale dell’autotrasporto – sottolinea Franco Pensiero, presidente nazionale di Trasportounito – è una scelta estrema, ma mai come oggi equivale a una strada senza uscita”. Una strada senza alternative che parte da migliaia di fallimenti e di chiusure silenziose di imprese italiane, che affonda le sue radici in costi (dalle autostrade al gasolio, dalle assicurazioni al sistema di sanzioni del Codice della strada) che sono ormai fuori controllo. Che trae motivazione forte da problemi ormai cronicamente irrisolti come quello dei pagamenti per i servizi di autotrasporto merci che non sono mai garantiti e se vengono effettuati, ciò accade con ritardi che costringono le imprese a indebitarsi. Una strada della disperazione che si aggrava ogni giorno nei nodi del trasporto (dai porti agli interporti) dove i mezzi restano bloccati per ore a causa di disservizi dei centri di carico/scarico delle merci.
Il tutto in un mercato dei trasporti, che è letteralmente devastato dall’abusivismo dilagante e dalla carta bianca di fatto consegnata agli autotrasportatori stranieri che operano in Italia al confine con la legge.
Esiste solo la possibilità di limitare i danni di un cataclisma che non ha precedenti nella storia dell’autotrasporto, travolto da una deregolamentazione selvaggia che ha prodotto danni per oltre 6 miliardi a carico dei contribuenti italiani. Per arginare questo degrado sono necessari tre ordini di interventi “a costo zero” per lo Stato:
– Modifiche urgenti e sostanziali alla disciplina del settore prevedendo: i tempi di pagamento dei corrispettivi a 30 giorni; il miglioramento del sistema dei costi minimi di sicurezza e la reale remunerazione delle attese al carico/scarico:
– Interventi immediati sui costi: gasolio, assicurazioni, pedaggi, detassazione del costo del lavoro, tributi e gabelle sia a livello nazionale che territoriale;
– Revisione del sistema normativo in materia di: codice della strada, infrastrutture e soluzioni concrete per i trasferimenti dalla Sicilia e dalle regioni del meridione, la concreta continuità territoriale con la Sardegna, l’eliminazione di disposizioni inutili (scheda di trasporto) e vessatorie (contenute nei contratti in forma scritta).
“Si tratta in sostanza – ha concluso Pensiero – di modificare o rendere funzionale un sistema di regole, a costo zero per lo Stato, le quali non solo non hanno funzionato ma in molti casi sono state controproducenti per l’economia nel suo complesso”.

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Pubblicato il
12 Ottobre 2013

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