Bilancio di un anno (difficile) per l’economia di Livorno
Anche il porto ha perso nei suoi settori tradizionalmente più forti, salvo i forestali che sono invece in crescita – Più consumi che reddito: si da fondo ai risparmi? – Cala anche l’estero

Roberto Nardi
LIVORNO – Bilancio di fine anno in una città portuale un tempo ai vertici del Mediterraneo ai tempi della crisi: anzi, della più devastante crisi internazionale dell’ultimo mezzo secolo, secondo i dati 2013 e le proiezioni 2014 (Prometeia) relativi a una provincia, quella di Livorno, che sembra un po’ lo specchio di tutte quelle aree del paese un tempo agganciato all’industria di Stato e adesso nella necessità di rendersi autonoma con le proprie forze e con quelle dell’imprenditoria privata (locale, nazionale o internazionale).
Forniti dalla Camera di Commercio nella conferenza stampa di fine anno del presidente Roberto Nardi, i dati partono da un riscontro atipico: il calo dei consumi in quest’anno è stato a Livorno nettamente meno forte che in Toscana (rispettivamente -2% contro -3,5%) malgrado i redditi siano calati più a Livorno (-1,5%) che nella media in Toscana (-1,3%). Come si spiega? Nardi ha provato a dare qualche risposta: forse c’era un margine di risparmio maggiore, che ovviamente va erodendosi; forse c’è ancora un forte ricorso alle pensioni dei nonni a supporto dei consumi di figli e nipoti; forse c’è anche una componente di lavoro nero che non figura ovviamente nei redditi ma alimenta i consumi.
[hidepost]E le previsioni per il 2014 non cambiano: il reddito aumenterà dello 0,8% sia a Livorno che in Toscana, ma i consumi si ridurranno dell’1,6% in Toscana mentre a Livorno avranno una impennata (si fa per dire) dello 0,2%. Il rapporto consumi/redditi rimane a Livorno del 102% e qualche virgola in più, leggermente in crescita per il 2014. Ovvero: a Livorno si consuma di più di quello che è il nostro reddito.
E’ un dettaglio, tra i tanti dati interessanti forniti dal rapporto: ma che ci è sembrato il più indicato per descrivere con le cifre come i livornesi hanno affrontato la crisi. Partiamo dalla popolazione residente: 335.232 nella provincia, 173.375 nell’area livornese, 71.431 nella val di Cecina, 58.044 in quella di Cornia, 32.382 nelle isole. La popolazione è pressoché stabile: aumentano solo gli stranieri residenti (23.253, con un +7,3% tendenziale).
Per le imprese va peggio: al 30 settembre ce n’erano 32.528 registrate (- 0,7%) di cui attive 28.421 (-1,3%) con 1.889 iscrizioni (+1,9%) e 1.811 cessazioni (+6%). Le nuove iscrizioni, ha sottolineato Nardi, sono spesso la frammentazione di imprese più grandi che sono saltate: ergo, la qualità spesso cala. La demografia d’impresa vede sprofondare costruzioni (oltre il -3%) e manifatturiero (intorno al -2,5%) con caduta quasi altrettanto pesante per agricoltura e pesca (sotto il -3%) mentre il commercio registra un modesto -1% in leggera ripresa e va bene il settore alloggi e ristorazione (+2% circa) dopo una brusca caduta nel primo trimestre del 2012. L’artigianato galleggia: 7.121 le imprese attive (-0,5% tendenziale) con 112 nuove iscrizioni ma 117 cessazioni. Il fatturato dell’artigianato livornese è in calo: -4,5% (in Toscana -6%). Il manifatturiero ha molti segni meno: produzione -6,4%, fatturato -7,7%, ordini totali -7,4%, prezzi di produzione -2,5%. Aumentano gli ordini dall’estero (+4,2%) ma il loro fatturato cala: -3,3%. Nel terzo trimestre sembra esserci una ripresina: fatturato +5% (con il siderurgico +7,6%) e prezzi in calo con il siderurgico (-3,8%) ma stabili (+0,1%) senza. L’occupazione è calata dello 0,4%.
Nelle vendite al dettaglio si torna alla forbice tra cicale e formiche. In Toscana sono calate nel terzo trimestre del 5,1% ma a Livorno solo del 4,2%. E il reddito disponibile per le famiglie rimane nettamente al di sotto dei consumi: i quali “decollano” staccando il reddito dal 2010 in poi.
I dati del porto confermano a loro volta che si sono perse posizioni proprio nei settori storicamente più livornesi: auto nuove (-10%), rotabili (-3%), croceristi (-23,9%), navi da crociera (-13%). Tengono i contenitori teu (+2,8%), le rinfuse (+6,2% quelle solide, +4,2% quelle liquide) e crescono nettamente i forestali (+24,4%). Può sembrare un quadro consolante, almeno per i contenitori: ma Nardi ha ricordato che i porti nostri concorrenti hanno registrato, nel settore, incrementi percentuali a due cifre. Certo, finalmente adesso parte il nuovo piano regolatore del porto, sono avviati interventi come il tombamento del varco delle porte vinciane che porteranno – si spera – migliori fondali e quindi più larghi accessi in darsena Toscana. Ma siamo ancora all’inizio di un processo i cui tempi di realizzazione vanno ben oltre il domani.
Torniamo ai dati. Il sistema creditizio stringe i cordoni: alle famiglie i prestiti calano dell’1,8% mentre in Toscana aumentano sia pure di poco (+0,5%). I disoccupati sono tanti: solo lo 0,3% fino a 18 anni, ma diventano l’11,4% da 19 a 24 anni, il 21,3% tra 26 e 34 anni, il 22,2% tra 45 e 54 anni e ben il 29,4% tra 35 e 44 anni. Drammatico il calo della cassa integrazione: -43%, segno che le risorse non ci sono più.
Nardi ha provato anche, su richiesta, a leggere nella sfera di cristallo: che dobbiamo aspettarci per i prossimi anni? A suo parere, il colpo di reni sarà difficile, le politiche nazionali sull’economia non aiutano, la caratterizzazione del tessuto produttivo locale fa fatica ad adeguarsi ai nuovi scenari. La Camera di Commercio eroga finanziamenti, aiuta le imprese, investe in infrastrutture (interporto, aeroporto dell’Elba, viabilità) ma è una goccia nel mare. E dal mare – ovvero dal porto – bisogna aspettarsi la vera ripresa. Ce la faranno i nostri eroi a frenare la caduta e invertire la tendenza?
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