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Sanità marittima tra sportello unico e PED europeo

Giusi Condorelli

LIVORNO – Nel quotidiano ci troviamo a dare per scontate molte cose come ad esempio la funzione di alcuni uffici pubblici che solo in occasione di – non a caso rari – eventi preoccupanti, come ad esempio i casi di meningite di due anni fa sbarcati nel nostro porto, ci fanno riflettere sull’immenso valore dei loro compiti per la società. In un recente convegno organizzato da Softmed Solution con il patrocinio della Provincia di Livorno tenutosi al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo si è trattato del rapporto tra la mobilità di persone e merci e le epidemie. Sul vasto tema, e di grande attualità data l’immensa portata dei trasferimenti di persone e merci, hanno relazionato esperti e responsabili in materia di sanità marina militare, di profilassi verso malattie epidemiche emergenti e riemergenti e di attività relative alla sanità transfrontaliera. E proprio per approfondire le delicate funzioni di quest’ultimo settore abbiamo fatto alcune domande alla relatrice sul tema, la dottoressa Giusi Condorelli, dirigente dell’USMAF di Livorno, ufficio periferico del ministero della Salute cui compete l’attività di profilassi internazionale per la tutela del benessere dell’individuo e della collettività.
[hidepost]Dottoressa Condorelli, un po’ di storia: quando e perché nasce in Italia il servizio sanitario marittimo? E quali sono stati i passaggi più significativi, dalla sua nascita ad oggi, relativamente alla sua funzione ed alla sua gestione?
“Una prima organizzazione sanitaria, a tutela delle popolazioni costiere dai rischi di epidemie, possiamo considerarla operativa già dal periodo dell’alto Medioevo, in cui, peraltro, si colloca anche la nascita dei primi lazzaretti. Quel tipo di struttura, caratterizzata da un regime di tipo prescrittivo-restrittivo, si è mantenuta pressoché invariata fino ai primi dell’800, e solo verso la fine di quel secolo si è dato un assetto più organico all’istituzione e ai suoi compiti di garante della salute pubblica nell’ambito dei traffici marittimi. La riforma costituzionale che ha decentrato le competenze in questo settore, attribuendone un’ampia fetta alle Regioni, ha lasciato allo Stato i compiti di profilassi internazionale, esercitata attraverso i nostri Uffici”.
Quali sono attualmente i principali compiti dell’USMAF e come vengono attuati?
“Come le dicevo, gli Usmaf hanno compiti di Sanità Transfrontaliera che si espletano attraverso la vigilanza sulle persone, che entrano ed escono dal territorio nazionale, su mezzi di trasporto e sulle merci destinate al consumo umano che vengono importate da Paesi non appartenenti all’Unione Europea. Tra queste ultime, abbiamo gli alimenti di origine non animale, i materiali e gli oggetti destinati al contatto con alimenti, nonché altri prodotti di interesse sanitario come dispositivi medici, cosmetici, farmaci non autorizzati in Italia. Da non dimenticare, inoltre, le funzioni medico-legali attibuite agli Usmaf, quali ad esempio l’accertamento dell’idoneità psico-fisica allo svolgimento di attività professionali riguardanti il settore marittimo e portuale”.
Cosa succede quando una nave proveniente da un paese estero arriva a Livorno?
“Tutte le navi provenienti da paesi non appartenenti all’Unione Europea, hanno l’obbligo di chiedere la Libera Pratica Sanitaria, cioè l’atto con cui l’Usmaf attesta che, a bordo della nave, equipaggio e passeggeri godono di buona salute e non vi sono rischi infettivi. E’ un provvedimento che può essere concesso attraverso una semplice comunicazione radio, riservando le visite a bordo in caso di conclamati, oppure anche presunti, rischi sanitari”.
Un ufficio USMAF situato in una città portuale come Livorno in quale settore di attività è più impegnato? E in questo ambito è frequente la rilevazione di un rischio sanitario nonostante l’applicazione dei protocolli? Cosa succede in questi casi?
“La nostra è un’attività a 360 gradi, sebbene il settore che maggiormente impegna il personale dell’Usmaf livornese è rappresentato dalle procedure relative ai movimenti delle merci di importazione, i cui flussi commerciali nel porto di Livorno sono molto intensi.
“Al momento dell’ingresso sul territorio nazionale, tutte le partite di merci di interesse sanitario destinate al consumo umano, provenienti da paesi non comunitari sono sottoposte a puntuali controlli finalizzati ad evitare che prodotti pericolosi possano essere commercializzati. In caso di accertato pericolo, le merci saranno dichiarate non ammissibili all’importazione e di conseguenza respinte o avviate alla distruzione, informando contestualmente i competenti Uffici centrali del Ministero della Salute, gli altri Usmaf e tutti gli Stati membri grazie ad un collaudato sistema di allerta comunitario, denominato RASFF (Rapid Alert System for Food and Feed) che costituisce un valido strumento per la valutazione del rischio”.
Benché indispensabili, alcuni controlli dei Vostri uffici su merci e persone rallentano – loro malgrado – lo scambio commerciale al quale invece, per essere competitivo, è richiesta la massima snellezza e velocità. Quali possibili soluzioni per migliorare la tempistica dei vostri servizi ritiene che potrebbero essere attuate su scala nazionale? Ed a livello locale ci sono invece criticità particolari? Da tempo si auspica la creazione di un centro unico dove svolgere tutte le pratiche di sdoganamento e controllo – anche sanitario – delle merci. Cosa ne pensa?
“Lo snellimento delle procedure è un nostro auspicio come di tutte le amministrazioni interessate a vario titolo dall’arrivo e partenza delle navi. Peraltro è un obiettivo che ci impone la stessa comunità europea, al raggiungimento del quale dobbiamo tutti concorrere, anche attraverso sinergie operative e attivazione di sistemi condivisi per lo scambio delle informazioni. Dal canto nostro, lavoriamo quotidianamente a tutela della salute e della sicurezza delle persone, cercando di interferire il meno possibile con i regolari flussi commerciali, ben consapevoli che inutili ritardi comportano ricadute sulla vita economica del paese e sulla concorrenzialità commerciale dei nostri porti. A tal proposito è stato recentemente attivato uno strumento che permette di integrare le nostre procedure con quelle degli altri Enti coinvolti nel processo dei controlli sulle merci in importazione. Si tratta dello Sportello Unico Doganale (SUD) che, insieme all’attivazione del Servizio Integrato di Laboratori Accreditati, consente di ridurre i sensibilmente i tempi di nazionalizzazione della merce. La continua collaborazione con gli altri Enti operanti nel porto di Livorno ci ha permesso quindi di attuare procedure efficaci in tutti i settori di attività, e così oggi possiamo dire che abbiamo già conseguito ottimi risultati, sia nella tempistica che nella qualità del servizio offerto. Su questo percorso, nel prossimo futuro è già previsto lo sviluppo del PED, il Punto di Entrata Doganale che, allineandosi alle norme comunitarie, potrà fare entrare il porto di Livorno nell’elenco dei porti europei più competitivi”.
Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
16 Aprile 2014

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