Netto no alla soluzione canale Vittorio Emanuele
Occorre mantenere separati i flussi commerciali da quelli dei passeggeri – Le cifre dei transiti
VENEZIA – Pur rilevando con favore che la scelta del governo sia quella di mantenere la centralità della Marittima di Venezia quale terminal per il traffico passeggeri, l’Associazione Agenti Raccomandatari e Mediatori Marittimi del Veneto “manifesta ancora una volta la più viva preoccupazione per la possibile interferenza che si verrebbe a creare se il progetto che venisse alla fine prescelto per far raggiungere le navi passeggeri il terminal di Marittima fosse quello del canale Vittorio Emanuele (utilizzando quindi il bacino di evoluzione n.1 di Portomarghera)”.
[hidepost]Infatti, come da più parti sottolineato – dice una nota dell’associazione – la separazione dei traffici portuali commerciali da quelli passeggeri è espressione di una organizzazione portuale evoluta e rispettosa dei dettami internazionali sulla sicurezza della navigazione, e ciò non solo a livello di area terminalistica ma anche di vie di accesso.
L’eventuale interferenza nel canale litoraneo di transito (c.d. Canale dei Petroli) ma soprattutto a livello dei bacini di evoluzione in area portuale e industriale provocherebbe danni serissimi ad entrambe le economie oltre che a determinare elevatissimi ed aumento dei rischi di sicurezza della navigazione e conseguente incolumità e sicurezza per i passeggeri (senza dover anche considerare gli altri problemi legati alla conformazione e natura dell’area stessa).
Nel primo quadrimestre del 2014 sono transitate (in ingresso ed altrettante in uscita) 862 navi per la bocca di Porto di Malamocco, con un aumento di circa il 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (815 scali). Considerata la diminuzione importante dei traffici petroliferi (destinati all’area Porto Petroli di San Leonardo nella parte a sud del canale dei Petroli), è altresì aumentata più che proporzionalmente la concentrazione dei transiti nella parte a nord (cfr. bacini di evoluzione che portano ad accedere al canale Vittorio Emanuele).
Quindi il traffico commerciale è risultato, ed auspichiamo, risulterà in sensibile aumento nella parte finale del canale litoraneo interessato, per l’appunto, nel progetto Vittorio Emanuele non solo dal transito ma anche dal cambiamento di rotta della navi passeggeri. Navi, quelle passeggeri, che possono avere dimensioni sino a 333 metri; d’altronde le navi commerciali (grazie all’escavo dei canali portuali) propongono dimensioni sempre più importanti: durante questa settimana 2 grandi navi porta-rinfuse da circa 240 metri di lunghezza e ben 38 metri di larghezza giungeranno a Marghera per sbarcare circa 100.000 tonnellate di prodotti vegetali destinati agli impianti di produzione del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, attori del mercato dell’export nazionale (+7% da fonte Il Sole 24 Ore) con i prodotti del settore agroalimentare.
Lo stesso vale per le grandi navi portacontainer che sono divenute regolari utilizzatori del porto di Marghera ed in particolare proprio dei bacini di evoluzione della parte terminale del Canale dei Petroli.
“Non mantenere in considerazione quanto precede – conclude l’Associazione – determinerebbe un drammatico doppio colpo mortale alle due economie portuali che coinvolgerebbe anche l’indotto con migliaia di lavoratori e milioni di euro di fatturato”.
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