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Navi al risparmio

L’assurdo italiano, senza stazioni di rifornimento

ROMA – La parola d’ordine rimane la stessa da quando è scoppiata la crisi dei trasporti: consumare di meno. Ma con una nuova valenza: invece di buttar via le navi con una certa età e sostituirle con quelle eco-friendly proposte da molti cantieri, meglio intervenire con il refitting di quelle usate, almeno fino a quando non ci sarà una ripresa decisa.
[hidepost]Il messaggio è uscito da Mare Forum Italia di cui abbiamo già parlato. Con in più una corposa relazione del RINa che ha presentato proposte tecniche di interventi parziali per ridurre drasticamente i consumi. Si va dalle vernici speciali per ridurre gli attriti dell’opera viva ai bulbi per i timoni, dalle eliche ad alto rendimento al miglioramento aerodinamico anche delle parti di coperta. Per una fullcontainer che oggi consuma trenta tonnellate di fuel al giorno, ridurre i consumi del 10% – è stato sottolineato – significa risparmiare quasi 2 mila dollari quotidiani.
Se questi sono interventi generalizzati, si delinea purtroppo, sul piano dei risparmi energetici, un nuovo gap tra i porti del Far East e Nord Europa con quelli del Mediterraneo. E il gap che riguarda il carburante GNL, ovvero il gas naturale (metano) liquefatto. Sono già in ordine quasi un centinaio di navi di tutte le specializzazioni – comprese le fullcontainers – ma tutte per utilizzi fuori dal Mediterraneo: perché qui manca ancora quella rete di stazioni di rifornimento portuali di GNL che invece sono da tempo una realtà nel Baltico e lo stanno diventando sulle coste Usa e in quelle della Cina. In Italia hanno progetti per navi a GNL il gruppo Lauro, il gruppo Caronte e il cantiere Visentini. E la Marina Militare sta partendo. Ma senza rete di distribuzione, ovviamente le navi rimangono sulla carta. E se è vero che stanno partendo iniziative mirate verso il parlamento italiano, cercando di coinvolgere in diretta il ministero dell’Ambiente e quello delle Infrastrutture e Trasporti, è anche vero che al momento si tratta più di movimenti di opinione che di campagne operative. E il gap cresce, a tutto svantaggio di questo nostro Mediterraneo che dovrebbe essere il primo a passare ai carburanti più ecologici.
A.F.

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Pubblicato il
28 Maggio 2014

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