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Sono le nuove tecnologie la soluzione per i dragaggi

Il presidente dell’importante azienda per la bonifica sottolinea l’elemento vincente per superare i tanti “caveat” all’approfondimento dei porti – I vantaggi per l’economia

A conclusione del convegno sui dragaggi portuali ospitiamo volentieri il parere di Davide Benedetti presidente e amministratore delegato di Decomar SpA, importante realtà nel settore.

PONTEDERA – Un grande convegno, promosso dalla Federazione del Mare, ha riunito tutti gli attori interessati all’avvio dei dragaggi portuali, spesso bloccati da lungaggini burocratiche, nonché da interpretazioni contradditorie tra Regioni ed altri enti diversi.
[hidepost]Nel convegno (che ha visto una grande partecipazione) è emersa una richiesta di deregulation, che, però, si scontra (come ha ricordato il sottosegretario onorevole Silvia Velo) con le numerose procedure di infrazione avviate nei confronti dell’Italia da parte della Unione Europea. Noi abbiamo norme molto stringenti – è vero – ma in linea con le norme di tutta l’Unione Europea e in particolare in linea con gli altri paesi del Mediterraneo, come ha precisato anche l’ingegner Pellegrini di Ispra. Credere che il problema del dragaggio dei sedimenti contaminati sia esclusivamente un problema di norme, è riduttivo e forviante. Le norme ci possono aiutare a individuare modalità più efficienti per risolvere il problema, ma non possono sostituirsi all’azione di bonifica di un sito. Purtroppo l’attuale quadro normativo molto articolato e complesso si presta a troppe interpretazioni contrastanti, che rallentano e paralizzano l’iter autorizzativo, fino a far incorrere quasi regolarmente il nostro paese nelle procedure di infrazione della Comunità europea.
La sottosegretario Velo, grazie al suo background culturale e alla sua esperienza parlamentare, oltre che alla sua provenienza (Piombino), è una delle maggiori esperte di questioni legate alla portualità, e il suo intervento ha fornito risposte puntuali e specifiche, ricordando tra l’altro che il ministero sta studiando decreti per semplificare le procedure ed è aperto un tavolo di armonizzazione Stato-Regioni che entro 4-6 mesi dovrebbe sfociare in un’intesa tra esigenze nazionali, visioni locali ed interessi portuali.
Inoltre, la sottosegretario ha precisato che l’obiettivo del ministero, oltre a sburocratizzare tutte le procedure dei dragaggi, è quello di favorire lo sviluppo di nuove pratiche e nuove tecnologie, aprendo ad approcci più funzionali, ma certamente non si tratta di una deregulation, che sarebbe irriguardosa per la salute e si scontrerebbe con gli indirizzi della comunità europea.
Il messaggio è stato chiaro. Ed è stato rafforzato dall’intervento dell’ingegner Messineo, presidente dell’Autorità portuale di Carrara. Le autorità chiedono norme più chiare ed efficaci, in grado di sciogliere il nodo cruciale che fino ad oggi ha paralizzato le attività di dragaggio negli ambiti SIN, SIR e ambienti protetti. Infatti, come ben ha sottolineato il presidente Messineo, anche nei siti più contaminati, la frazione inquinata generalmente rappresenta una piccola percentuale del volume totale dei sedimenti. Distinguere queste parti significa permettere di ottenere rispetto ambientale, riduzione dei costi e recupero di risorse altrimenti destinate a discarica.
Quindi è chiaro che la sola revisione normativa non è sufficiente di per sé a risolvere il problema.
Infatti, anche in un nuovo contesto normativo, pur auspicabile, l’attuale stato dell’arte nel campo dei dragaggi ambientali non sarebbe comunque capace di rispondere a queste nuove necessità.
Colpisce infatti che tra i numerosi aspetti affrontati durante il convegno vi sia stata l’assenza ingiustificata dell’attore principale di tutte le attività di dragaggio.
L’attore assente ingiustificato è La tecnologia della quale nessuno si è occupato e che invece è determinante per il raggiungimento di tutti i propositi trattati. Appare piuttosto anacronistico vedere rappresentata sul manifesto di questo convegno un’attrezzatura che come noto risale ad oltre un secolo fa.
Al pari del progresso delle metodologie di indagine e caratterizzazione, come ha ben sottolineato il presidente Messineo, anche la tecnologia di dragaggio ambientale è stata oggetto di studio e innovazione, come ad esempio la tecnologia Limpidho sviluppata da Decomar.
Oggi con questa tecnologia Decomar, è già possibile perseguire il fine auspicato dal presidente Messineo dragando in depressione, senza generare dispersione degli inquinanti e senza creare torbidità nel corpo idrico separando la parte non inquinata dei sedimenti da quella inquinata inviando al recupero e al riutilizzo oltre l’80% dei sedimenti estratti.
Insomma oggi è possibile chiudere il ciclo non semplicemente spostando il problema o nascondendolo nelle costose discariche.
Noi facciamo già parte di quello che oggi chiamiamo dragaggio 2.0 e che può consentire al mondo della portualità di uscire dall’impasse senza invocare deregulation, peraltro improponibili nel quadro Ue.
Quindi, per permettere di tradurre queste nuove esigenze in azione normativa, è indispensabile che nelle nuove linee guida delle buone pratiche siano individuate tutte quelle nuove tecnologie, Decomar e tutte le altre incluse, che siano in grado di rispondere ad una gestione ambientale più oculata, capace di garantire il recupero delle risorse e quindi di permettere una migliore economicità degli interventi, riducendo il ricorso alle discariche che ogni anno è causa per il nostro paese di procedure di infrazioni comunitarie.
Davide Benedetti[/hidepost]

Pubblicato il
25 Febbraio 2015

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