Ma sui presidenti la selezione fa tremare molti
ROMA – Inutile girarci intorno: se la riforma viene seguita, attesa e in parte temuta non solo dal mondo imprenditoriale marittimo ma anche e specialmente da quello politico, è anche perché cambia tutto – o dovrebbe – nella gestione dei porti. E specialmente sulle figure di chi andrà a dirigere le nuove Autorità di sistema.
[hidepost]Per quanto il famoso emendamento Carbone sia stato cassato dai testi delle riforma Madia, sembra che i suoi principi nella scelta dei futuri presidenti appartengano lo stesso al Dna dei nuovi porti.
Vogliamo ricordarne i punti salienti? Nell’emendamento 7 e relativi sub-emendamenti si poteva leggere, per prima cosa, che i presidenti vengono nominati dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti “tra esperti di riconosciuta indipendenza e comprovata competenza ed esperienza a seguito di una apposita procedura di selezione ad evidenza pubblica avviata con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale di un bando predisposto dallo stesso ministero”.
Il bando, continua l’emendamento, deve indicare i criteri di ammissione e quelli di selezione. “Ai fini dell’ammissione alla procedura di selezione – continua il testo – i candidati devono essere cittadini di uno degli stati membri dell’UE ed aver conseguito un livello di formazione corrispondente a un ciclo completo di studi universitari certificati”. Le designazioni del ministro – altro punto importante – sono sottoposte al parere vincolante delle commissioni parlamentari competenti, che devono dare l’assenso almeno con la maggioranza dei due terzi. Non si parla più né di terne, né di pareri locali e nemmeno del necessario accordo con le Regioni, anche se quest’ultimo punto sembra poi rientrare (ma come parere non vincolante) in altri passaggi.
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Non basta perché il testo entra nel dettaglio degli elementi che saranno tenuti di conto nelle selezioni. Sono:
– Comprovata professionalità ed esperienza nelle materie di competenza delle autorità portuali e del settore marittimo.
Buona conoscenza ed esperienza delle politiche di concorrenza per il mercato dell’UE.
– Esperienza pratica sull’applicazione e il rispetto della normativa delle Autorità portuali.
– Esperienza nella valutazione dell’impatto delle politiche nazionali e comunitarie del settore portuale e marittimo sulle imprese, la pubblica amministrazione e gli enti locali.
– Autorevolezza adeguata all’incarico, verificabile sulla base della reputazione, dei risultati conseguiti nei ruoli in precedenza ricoperti nel settore pubblico o privato e della riconoscibilità nei settori di riferimento.
– Competenze direttive necessarie per gestire il personale alle dipendenze dell’Autorità, nonché per rapportarsi con una comunità diversificata di portatori di interessi.
– Capacità di agire con la necessaria indipendenza.
– Buona conoscenza della lingua inglese, necessaria per le esigenze di studio ed approfondimento delle materie di competenza e per la comunicazione interistituzionale.
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Se davvero i criteri di scelta dei nuovi presidenti saranno rigidamente quelli sopra indicati, forse la storica ricerca dell’uomo da parte di Diogene con la lanterna della conoscenza apparirà un gioco in confronto. E’ probabile che ci saranno battaglie parlamentari, ammorbidimenti, forse compromessi. Ma anche su questi punti si giocherà, riteniamo, la credibilità e l’efficienza vera della riforma. Il cui iter in ogni caso non si concluderà certo con i conclamati provvedimenti di fine settembre. Prepariamoci a tempi ben diversi.
Antonio Fulvi
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