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Firenze, il perché dei fondali a -20 metri

Il dicktat di Rossi può ritardare di 2 anni il grande progetto? – E intanto i due enti partono con la collaborazione degli uffici – Quanto conta il “must” delle ferrovie raccordate al porto labronico

Enrico Rossi

FIRENZE – Il “tormentone” sui 20 metri di fondali chiesti dal governatore della Toscana Rossi per la Piattaforma Europa rischia di buttare all’aria il piano regolatore del porto e ritardare i lavori del grande progetto di 2 anni. E’ il timore dei tecnici livornesi. Ma c’è anche un punto di vista dal secondo porto della Toscana, che di recente ha firmato il protocollo con cui si comincia una più stretta collaborazione con Livorno “prestandogli” un team di specialisti sulle gare, sulla spinosa vicenda dei fondali ottimali per la futura Piattaforma Europa. Ma il tema da Piombino appare abbastanza marginale. Luciano Guerrieri, commissario di Piombino dopo due mandati da presidente, si focalizza sulle cose da fare più che sulle polemiche sui metri di fondale e i relativi dietrismi. “I venti metri di fondale di Piombino – taglia corto Guerrieri – sono per noi una realtà acquisita e se a Firenze si ritiene che servano anche a Livorno per una uniformità di sistema, saranno i tecnici a dirci come, quando e perché. Noi intanto dobbiamo lavorare sulle urgenze già definite”.
[hidepost]Pragmatico come sempre, Guerrieri ha già il suo crono-programma, concordato con Gallanti, sui temi dei raccordi ferroviari, del confronto dei piani regolatori portuali, dell’integrazione dei progetti sulle crociere e – in sostanza – sul non pestarsi i piedi a vicenda ma operare come unico sistema logistico della costa. Intanto manda a Livorno i suoi per dare una mano sull’ingorgo labronico delle gare.
Il governatore Rossi da parte sua ha già ribadito come la pensa sui fondali e sul resto a margine della firma del protocollo tra i due porti. “Piombino è l’esempio per capire quale valore abbia un fondale a 20 metri – ha detto con durezza – quella profondità è stata fondamentale per attrarre tante multinazionali e i relativi imprenditori”. Scontata dunque la posizione di Rossi che non è stato tenero anche con la gestione politico-portuale del Pd livornese (“il porto ha avuto sempre la tendenza a vivacchiare sugli equilibri interni compromettendo le sue potenzialità, e il mio partito purtroppo negli anni ne è stato complice”) si tratta adesso di lavorare sul piano tecnico-operativo. Sempre Rossi sostiene che lo smaltimento dei fanghi in più (il dragaggio a 20 metri rispetto ai previsti 16/18 comporterebbe quasi un milione e mezzo di metri cubi di materiale in più) non “rappresenterà un problema” se si lavorerà tutti insieme nella stessa direzione. E il riferimento c’è, anche se indiretto, alla normativa dell’Ambiente in fieri, quella secondo cui i fanghi puliti potrebbero essere ributtati in mare, facilitando enormemente le cose. La partecipazione ai lavori del sottosegretario Silvia Velo, in buona armonia con Rossi, sotto quest’aspetto è una speranza in più.

* * *

C’è un altro punto sul quale Rossi ha molto insistito nel recente passato, e che Gallanti ha prontamente cavalcato: quello del raccordo ferroviario diretto tra la Darsena Toscana (e quindi la futura piattaforma Europa) e la rete nazionale, raccordo che sta venendo avanti con lavori addirittura in anticipo sui tempi previsti. Secondo Gallanti, tra un anno o poco più, a raccordo completato, il porto di Livorno sarà il primo in Italia, o comunque uno dei pochi, a vantare questo “must”, che consentirà di fare treni-blocco di centinaia di containers e raccordarsi alla rete europea TEN-T tanto conclamata. Rimangono per la Darsena Toscana due condizionamenti non da poco: la strettoia del Marzocco, pesantemente limitativa specie in larghezza (e le attuali fullcontainers crescono specie in larghezza) e lo scandalo delle porte vinciane (che vanificano ogni speranza di fondali stabili a 13 metri in Darsena) che nemmeno il presidente Rossi è stato ancora capace di risolvere. Chissà se lavorando insieme, con la forza d’urto congiunta di Livorno e Piombino e la ribadita attenzione di Rossi e Delrio, non si riesca davvero a fare quel salto di qualità sulla concretezza che tutti auspicano al di là dei protocolli e dei proclami.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
30 Settembre 2015

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