“MSC Oscar”: una lezione per i fondali?
LE HAVRE – Il servizio si chiama “Albatross” ed ha visto nei giorni scorsi l’esordio del gigante “MSC Oscar” ovvero la full-container più grande del mondo con i suoi 19 mila teu di portata (ufficiale: perché pare che la capacità reale sia anche superiore). La rotazione è tra i principali porti asiatici (Dalian, Busan, Qingdao, Ningbo, Shanghai, Xiamen, Yantian e Tanjung Pelepas) e Le Havre, con estensione fluviale (barges) con Rouen.
[hidepost]Ma l’elemento forse di maggior interesse nell’attuale dibattito sulle mega-ships in relazione ai fondali dei porti è che la nave – ripetiamo: la più grande del mondo – con i suoi 395,4 metri di lunghezza massima e la sua portata di 19 mila teu ha un pescaggio massimo di “soli” 16 metri. La capacità lorda che sfiora le 200 mila tonnellate e l’alto numero di contenitori imbarcabili sono stati ottenuti grazie a un aumento della larghezza, ben 59 metri al baglio massimo (che è quasi per due terzi della lunghezza). I progettisti sottolineano anche che grazie alla particolare efficienza delle linee di carena la velocità massima supera i 22 nodi e i consumi sono “particolarmente contenuti”.
Il pescaggio di 16 metri a pieno carico consente dunque a “MSC Oscar” di operare su scali che hanno fondali intorno ai 17 metri. E si ricorda che anche nel nord Europa non sono molti i porti con questo range; né sono molti anche quelli che in relazione all’arrivo delle nuove generazioni di full-containers hanno messo in programma di aumentare i propri fondali. Nella corsa tra le economie di scala nel trasporto dei contenitori e i colossali investimenti dei porti per poter ospitare i nuovi giganti, siamo dunque al momento ad un compromesso: dove le resistenze dei porti ai suddetti colossali investimenti stanno facendo riflettere gli armatori. Che a loro volta devono guardare oltre l’orizzonte, per prevedere che cosa succederà quando presumibilmente il costo del fuel tornerà ad aumentare e non si sa bene se e come le economie dei paesi BRIC – oggi in periodo di stanca – potranno riprendere, generando o meno i grandi flussi di merci di un tempo. In sostanza, la tendenza anche dei grandi porti sembra essere di andarci piano nei progetti di maxi-fondali. Con una memoria storica che richiama alla sorte delle gigantesche petroliere, durate poco più dell’espace d’un matin e finite quasi tutte ingloriosamente assai prima della loro naturale “scadenza”.
A.F.
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