Portuali buon contratto anzi, quasi
ROMA – I sindacati hanno festeggiato a ragione il buon risultato: Assoporti a sua volta ha lodato che sia stato raggiunto in clima di pace sociale.
[hidepost]I portuali dunque possono festeggiare il rinnovo del contratto di lavoro, che scatta dal 1º gennaio 2016 e porta loro un aumento di 80 euro nel triennio, con 70 euro che di aggiungono al minimo tabellare in tre tranches (20 euro a dicembre 2016, 25 a luglio 2017 e 25 a luglio 2018) e altri 10 euro a settembre 2018. Sui termini del contratto, molto complesso perché prevede anche una voce di altri 21 euro annui per il welfare aziendale, i sindacati si sono espressi tutti con commenti positivi. Da parte dei singoli portuali, dove il “mugugno” è istituzionalizzato, qualcuno ha sottolineato che gli 80 euro nel triennio non sono certo gli 80 euro che Renzi ha elargito mensilmente ad altri: ma che insomma, meglio di niente.
Più significativo l’altro passaggio del contratto che stabilisce l’applicazione di un unico contratto di lavoro ai portuali delle imprese ex art. 16, 17 e 18 della legge 84/94 (in via di faticosa riforma). E il riconoscimento alle organizzazioni sindacali di un ruolo attivo in tema di contratti, apprendistato e lavoro a tempo parziale.
Adesso gli accordi nazionali vanno calati anche sulle realtà locali: e dove le Compagnie dei portuali sono più forti, ci saranno probabilmente punti da chiarire. Come a Livorno, dove è in corso da qualche tempo una sorda (ma nemmeno troppo) diatriba tra portuali di serie A e di serie B, ovvero tra quelli che sono stati delegati ad altre realtà operative e quelli in forza direttamente alla Compagnia.
A.F.
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