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E sui trasbordi meno imposte ma non solo…

ROMA – Nella sua nota congiunturale, Confetra sembra cantare il De Profundis sul transhipment dei contenitori. Il direttore generale della confederazione Piero Luzzati ha dichiarato a Il Sole-24 Ore di considerare il comparto “in crisi profonda e strutturale”.
[hidepost]Però sembra anche chiaro che il giudizio sia riservato ai porti di solo transhipment mentre “funzionano meglio quello che al trasbordo affiancano una buona percentuale di traffico gate” cioè con destinazione finale che dal porto viene raggiunta con le modalità di trasporto terrestre su ferro o gomma. Significa che a parte Gioia Tauro – dove peraltro sono in atto correttivi importanti – e per le caratteristiche peculiari della crisi anche Taranto, il trasbordo non sembra poi così negativo malgrado le tariffe scontate dai terminal siano “basse”. E lo sanno bene i tanti scali (la stessa Genova, e poi La Spezia, Livorno, Trieste) dove il trasbordo non è marginale e dà il suo contributo ai terminal.
Confetra cita, tra i provvedimenti che potrebbero dare una mano ai porti di transhipment, l’abbattimento delle tasse d’ancoraggio decise dalla Legge di Stabilità e la promessa diminuzione delle accise sui mezzi di movimentazione dei piazzali. Da capire se i provvedimenti potranno in qualche modo riguardare anche i porti che fanno “anche” quote significative di trasbordo, o solo quelli esclusivi del transhipment. Il che potrebbe sembrare un intervento ad hoc non gradito dalla stessa Ue. Meglio sarebbe – sempre secondo Confetra – lavorare perché anche i porti di transhipment potessero avere una quota crescente di Teu con destinazione finale il territorio. Se ne parla, se ne parla da tempo. Chissà che si possa davvero vedere qualcosa di concreto in tempi non storici.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
27 Febbraio 2016

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