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Rilanciare il “cargo” ferroviario: Confetra chiede, il MIT promette

La caduta del trasporto merci su ferro in Italia e il progetto del Ministero da presentare al Parlamento – La strategia delle reti TEN-T e il raccordo con i porti – Le 18 slides di Marcucci

NAPOLI – Rilanciare il trasporto cargo ferroviario in Italia: o meglio, lanciarlo una volta per sempre, visto che in Europa siamo il fanalino di coda di questa modalità. E’ il tema affrontato due giorni fa al museo ferroviario nazionale di Pietrarsa (Napoli) da Confindustria, Confetra e Assofer con il patrocinio del MIT e la personale “benedizione” del ministro Delrio, con la sua “struttura tecnica di missione” guidata da Ennio Cascetta e il vicepresidente del parlamento europeo David Sassoli.
[hidepost]Presenze importanti, quelle che sono sfilate al convegno. Ma più importanti sono i temi del progetto del MIT con incentivi e finanziamenti che sarà presentato tra poche settimane al governo – l’ha illustrato lo stesso Cascetta – insieme alle richieste presentate dal presidente di Confetra Nereo Marcucci, con una serie di slides che hanno analizzato la realtà attuale e indicato le priorità per uscire da questa specie di “Medioevo ferroviario” in cui l’Italia si trova relegata da anni.
Il traffico merci su ferro – è la spietata analisi fatta dai vari intervenuti – è sempre stato marginale, anche per l’oggettiva geografia della penisola, che ha favorito il traffico su gomma in quanto più flessibile e anche più economico per piccoli quantitativi. Su una realtà frazionata in decine e decine di porti e un eccesso di interporti e di aree industriali, non poteva che essere così. La politica ferroviaria nazionale ci ha messo del suo, favorendo per anni il più redditizio traffico veloce dei passeggeri (le “Frecce”). Morale, dal 2007 ad oggi l’Italia ha perso un altro 35% di traffico ferroviario, passando da 75 milioni di treni/km a soli 50 milioni. Va aggiunto che anche le altre modalità (gomma e mare) hanno perso – la crisi mondiale ha lasciato il segno – ma meno del 10%. Oggi il trasporto su ferro in Italia vale il 12% di quello terrestre contro il 18% della media UE.
Secondo Cascetta, il piano del governo dovrebbe portare entro il 2030 la componente merci sul ferro al 30%, sia adeguando le infrastrutture, sia in particolare con accordi sui grandi trafori e con la messa a regime delle reti TEN-T, le prime delle quali (Gottardo e Sempione) dovrebbero essere operative entro il 2020.

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Significative le slides presentate dal presidente di Confetra Nereo Marcucci. Oltre a fotografare lo stato attuale, con la pesante discesa del cargo ferroviario, Marcucci ha richiamato al realismo sottolineando come “recuperare il tempo perduto non sarà possibile in modo sincronico rispetto alle trasformazioni dei flussi di traffico che si determineranno (Discussion Paper MIT del gennaio 2016: nei prossimi 5 anni +50%, da 9 al 18%).
Cosa chiede Confetra per il mondo dei trasporti italiano? Sostegno leale alla razionalizzazione ed al cambiamento; più trasporto combinato; budget per nuovi locomotori anche inter-operabili per investimenti in infrastrutture; nuove connessioni tra traffico intermodale marittimo e combinato terrestre; sistema di shuttle da/per i porti e concentrazioni su inland terminal; rilancio su connessioni transalpine esistenti; sostegno ai corridoi doganali ferroviari.

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Un libro dei sogni? Confetra sostiene che occorre investire oggi per generare traffico, ricchezza e immediata occupazione. Nella slide 17, presentata al convegno, Marcucci sintetizza il principio (vedi a fianco). Importante anche il metodo (slide 15, Cosa chiediamo ai decisori).

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L’impegno del governo, già assunto dal ministro Delrio e ribadito da Cascetta, è basato sulla incentivazione delle reti TEN-T, sugli investimenti del piano di prossima presentazione al parlamento e specie da un cambio di mentalità che punta a “spingere” sulle ferrovie anche sui porti e dai porti. La speranza è che non si tratti solo di un piano di buone intenzioni sulla carta, ma di temi concreti. E in tempi rapidi. Anche il lampeggiar di tempesta all’orizzonte dell’Europa, con le nuove politiche economiche e protezionistiche annunciate negli USA dal governo Trump, possono essere una spinta a superare i mille trabocchetti delle burocrazie italiana ed europea.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
16 Novembre 2016

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