Demografia d’impresa terzo trimestre statico
LIVORNO – L’andamento storico di un universo d’imprese possiede una certa ciclicità, sia esso limitato ad una provincia o allargato all’intero contesto nazionale. In tal senso – riferisce il consueto rapporto ciclico della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno presieduta dal grossetano Riccardo Breda – il terzo trimestre si caratterizza di norma con una crescita congiunturale che risulta indipendente dalla variazione tendenziale osservata. Tale avanzamento si rileva anche nel terzo trimestre 2017; ma è quasi ininfluente ai fini della crescita numerica, poiché si è concretizzato il previsto rallentamento nell’espansione del tessuto imprenditoriale locale, fenomeno che si era iniziato ad osservare ormai dall’inizio del 2015 ed i cui effetti si sono progressivamente affievoliti, soprattutto nell’anno in corso. Dopo una serie ininterrotta di variazioni tendenziali positive trimestrali, il numero imprese iscritte al Registro della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno è infatti invariato su base tendenziale. L’andamento grossetano appare migliore di quello livornese: in quest’ultimo territorio il ciclo espansivo era peraltro iniziato con qualche mese di anticipo rispetto all’altro.
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Nel periodo esaminato si rileva un brusco calo tendenziale delle iscrizioni a fronte di un altrettanto marcata diminuzione delle iscrizioni ma entrambi i fenomeni sono riconducibili al “fronte” livornese, che condiziona pesantemente il risultato dell’intero universo di riferimento. Nella sola provincia di Grosseto sia le iscrizioni sia le cessazioni appaiono in lieve crescita tendenziale. I saldi tra aperture e chiusure sono moderatamente positivi in entrambe le province.
Le sedi d’impresa registrate in Italia a fine settembre 2017 ammontano a poco meno di 6,1 milioni e sono cresciute in un anno di quasi 10 mila unità, per una variazione tendenziale positiva di due decimi di punto percentuale. Per la Toscana si rileva un lieve calo tendenziale, visto che le 416 mila imprese registrate sono lo 0,2% in meno rispetto all’anno precedente, calo dovuto soprattutto all’andamento negativo di Massa Carrara (-2,0%), Siena (-1,1%) ed Arezzo (-0,6%). Anche la provincia di Livorno mostra una riduzione di imprese, pari allo 0,2% tendenziale, valore in linea con la media regionale.
Col terzo trimestre 2017 s’interrompe la tendenza all’espansione del tessuto imprenditoriale livornese. Tale tendenza, riassunta dalla curva rossa tratteggiata, ottenuta tramite una media mobile calcolata su quattro periodi, era in atto da metà 2014. Poiché il quarto trimestre degli anni precedenti è stato sempre caratterizzato da un calo congiunturale, è facile prevedere che lo stock d’imprese registrate chiuderà il 2017 su un valore prossimo a quello osservato l’anno precedente.
Nel corso del terzo trimestre 2017 si sono avute 338 iscrizioni e 304 cessazioni; il saldo è stato dunque positivo per 34 unità, numero non lontano rispetto a quanto calcolato per il medesimo periodo del 2016 (+46).
Le iscrizioni risultano in generale diminuzione sul piano tendenziale, con Livorno (-13,8%) che si posiziona ampiamente sotto alla media sia regionale (-0,6%), sia nazionale (-2,2%). Il tasso di natalità trimestrale, 0,9 punti percentuali, è inferiore a quello dei territori di confronto (entrambi 1,1%).
L’andamento tendenziale delle cessazioni è anch’esso orientato ad un deciso calo, con Livorno (-11,9%) che presenta risultati migliori della Toscana (-0,5%) e dell’Italia (-3,1%). Il tasso di mortalità trimestrale (0,9%) appare lievemente inferiore a quelli calcolati per i territori di benchmark.
Nel trimestre in esame si conferma il processo di capitalizzazione del sistema imprenditoriale con la crescita tendenziale delle società di capitale (+2,1%), fenomeno che ormai si osserva da svariati trimestri. Tutte le altre tipologie accusano perdite più o meno evidenti: società di persone -1,9%, imprese individuali -0,3% e “altre forme” giuridiche -2,0%.
Per quanto concerne i settori economici, al 30 settembre 2017 si rileva l’ennesima crescita tendenziale delle imprese (attive) che offrono servizi di alloggio e ristorazione ed in generale di tutte le imprese operanti nel settore terziario, con l’importante esclusione del commercio e delle attività immobiliari. Il settore primario, il manifatturiero, le costruzioni e le imprese della logistica accusano arretramenti numerici più o meno evidenti.
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