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A Capodanno con pensierini buoni e meno buoni

LIVORNO – Siamo arrivati alla fine. Niente paura: parlo dell’anno 2017 ovviamente, non dell’anteprima del Giudizio Universale. Meglio chiarire, direte voi: di questi tempi…

La fine di un anno porta, come sempre, buoni propositi per il prossimo. Questa volta, complici (forse) le prossime elezioni, ci ha portato anche qualche gradito dono: insieme a qualche altro dono che sarebbe gradito se, a pensar male (ricordate Andreotti? Quasi sempre s’azzecca !) non ci venisse il dubbio che nasconde una fregatura.

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Facciamo i buoni: uno dei doni graditi, per il Paese più in generale, è la conclusione dell’iter della Riforma dei porti, con i “correttivi”. Sia chiaro: siamo ancora a metà del guado, perché mancano i regolamenti, gli strumenti sono a mezza strada, i ricorsi incombono; ma comunque è difficile tornare indietro. Potremo andare ancora avanti quando, come stabilisce la legge, gli attuali 15 “sistemi” con la prima verifica potranno diventare come si voleva all’inizio solo 4 o 6. Sogniamo pure, siamo all’anno nuovo e come invitava Seneca, Vitae discimus. È gradito anche il regalo, vicino a casa nostra, della “bretella” tra l’Aurelia e il porto di Piombino, con l’Ok del Cipe che avevamo preannunciato qualche numero fa. L’assessore regionale toscano Ceccarelli e il presidente del sistema portuale Corsini plaudono, e fanno bene. Ma non dimentichiamo che il tratto approvato arriva solo a metà strada. Cantavano i soldatini inglesi che andavano inconsapevoli a farsi massacrare in Afghanistan (Conrad): “It’s a long way to Tipperary”. Attualizziamo? C’è ancora tanto da fare per terminare la sospirata 398 per il porto. Speriamo bene.

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Possiamo fare, un attimo, anche i cattivi? Rimaniamo vicino a casa nostra: scriviamo da Livorno, che non è poi l’Estrema Thule ma il porto italiano su cui Msc ma anche China Railway ed altri puntano come grande terminal containers del prossimo futuro. Per Livorno, ma anche per tutta la rete europea delle TEN-T, la soluzione varata dal governo per la direttrice superstradale che deve completare l’asse tirrenico costiero tra Livorno e Civitavecchia – oggi vero e proprio pericoloso tratturo, costato la vita da poco anche all’ex ministro dei trasporti Altero Matteoli – ci sembra un vergognoso pasticcio. Doveva diventare un’arteria importante per i traffici merci dal sud e per il sud, chiudere un’epoca di un’Italia tirrenica tagliata in due dal Chiarone? Seguiteci: da Livorno a Vada rimane strada provinciale, sia pure con qualche adeguamento. Poi c’è il casello di Vada, con pochi chilometri di autostrada senza capo né coda, ma a pagamento. Poi la soluzione approvata in questi giorni parla di adeguamento dell’Aurelia ma non come autostrada, fino a raccordarsi con l’autostrada – con una dozzina di km gratis intorno a Capalbio, ci mancherebbe! – che un boccone alla volta sta venendo verso il nord da Civitavecchia. Competenze. l’Anas, poi la Sat, poi di nuovo l’Anas, quindi l’Autostrada Tirrenica…Scusatemi se ironizzo e spero di sbagliarmi, càpita. Ma se a voi sembra una soluzione seria, dopo trent’anni di studi e si proposte dei migliori tecnici, fatemelo sapere. E tanti auguri per il 2018.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
30 Dicembre 2017

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