Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Nuovo bacino galleggiante per Napoli per rilanciare le riparazioni navali

NAPOLI – Tornano ad essere importanti i grandi bacini di carenaggio lungo le coste italiane. E mentre Genova mette in gara la gestione del proprio sistema, mentre Livorno sta per rilanciare la gara per i due bacini da tempo bloccati, la “Napoli Dry Docks”, joint venture tra Palumbo Group Napoli e La Nuova Meccanica Navale, investirà circa 20 milioni di euro nell’acquisto di un nuovo bacino galleggiante di carenaggio. Il nuovo apparato – sottolinea la joint venture – consentirà allo scalo partenopeo di ampliare in maniera significativa la propria capacità di cantieristica navale in particolare nel settore delle grandi riparazioni  fronteggiando così l’aumentata concorrenza da parte di altri poli nazionali e internazionali.

[hidepost]

L’iniziativa è stata approvata dal Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, che ha dato il via libera alla concessione demaniale trentennale per la collocazione del nuovo bacino. Il presidente dell’Authority, Pietro Spirito, ha espresso soddisfazione per la ripresa degli investimenti produttivi nel settore della riparazione cantieristica nel porto campano, dopo una fase di stagnazione durata diversi anni. “In questo modo si pongono le basi per un rilancio del settore, con una positiva alleanza produttiva tra due operatori di rilevante dimensione”, ha aggiunto Spirito.

“Napoli Dry Docks” nasce dall’alleanza strategica di Palumbo Group e La Nuova Meccanica Navale – operatori storici del panorama marittimo napoletano, consolidati anche a livello internazionale -, con l’obbiettivo di rafforzare la competitività dello scalo partenopeo nel settore della riparazione e della conversione navale, proponendo strutture idonee al carenaggio di navi di grandi dimensioni sia cargo sia passeggeri, per attirare l’armamento internazionale con l’offerta di un servizio a 360 gradi. Il nuovo bacino permetterà a Napoli di raggiungere una posizione di leadership nel comparto e di competere ad armi pari con poli cantieristici dislocati in tutto il bacino del Mediterraneo.

La neocostituita joint venture procederà, nel dettaglio, all’acquisto e al successivo trasferimento a Napoli di un bacino di carenaggio lungo 230-250 metri e largo 50, rispettando le specifiche indicate dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale relative all’ormeggio e al bacino di evoluzione della nave in entrata. Il piano industriale prevede un’occupazione annua del bacino pari a circa 300 giorni. Nella struttura sosteranno 20-25 navi all’anno, con una permanenza media di 15 giorni.

[/hidepost]

Pubblicato il
24 Febbraio 2018
Ultima modifica
2 Marzo 2018 - ora: 11:26

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio