La ZES interregionale prende forma in Adriatico

Ugo Patroni Griffi
BARI – Il 2018 si chiude con la presentazione del piano operativo strategico della regione Molise. Si tratta di un fondamentale passo prodromico, fondamentale per l’istituzione della Zona Economica Speciale interregionale Adriatica. “Con la chiusura del piano strategico del Molise si apre, finalmente, la strada verso la realizzazione della ZES Adriatica – commenta il presidente dell’AdSP MAM Ugo Patroni Griffi.”
“L’impatto economico di queste aree può essere misurato da vari indicatori. Da elaborazioni effettuate su un panel di ZES mondiali è emerso che una volta a regime – cioè in un arco temporale tra i sette e i dieci anni – queste zone potranno arrivare a incrementare le esportazioni di un territorio fino al 40%. Se applicassimo questa performance di crescita agli attuali volumi di export del nostro Mezzogiorno, nell’arco di un decennio si potrebbe attivare export aggiuntivo pari a circa 18 miliardi di euro.
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Al di là delle stime, le ZES sono oggi sempre più necessarie, soprattutto per i nostri scali che si trovano davanti a scenari in cui la portualità di molti Paesi MENA (Middle East & North Africa) ha alle sue spalle Zone Speciali di grande successo. Senza questo strumento rischieremmo a questo punto di perdere competitività e di non cogliere appieno quelle opportunità che il Mediterraneo sta offrendo.
Sono convinto che le ZES possano essere il laboratorio di politiche anticicliche, generatrici di valore sia in termini economici che di capitale umano. E’ necessario creare appeal per gli investitori – specie stranieri – attraverso la previsione di agevolazioni fiscali e misure di sostegno finanziario, infrastrutturale e logistico. Ma non solo. Ciò di cui una Nazione attanagliata da una burocrazia elefantiaca e farraginosa oggi maggiormente necessita per dare vigore e rilancio all’economia sono le promesse semplificazioni amministrative e doganali.
Significativo in questo percorso, che mi auguro possa completarsi definitivamente nel prossimo anno, sarà il ruolo giocato dai comuni. Aderire alle ZES significa condividere e favorire le dinamiche di sviluppo, soprattutto della portualità che esse comportano, sostenendo la realizzazione delle infrastrutture necessarie ad implementare l’economia retro portuale, attraverso l’insediamento di servizi essenziali, quali Industrial Parks (Parchi Industriali) che comprendano infrastrutture, trasporti, utilities; Eco-Industrial Parks (Parchi Eco-industriali) attraverso comunità di imprese manifatturiere e di servizi alla ricerca di migliori performance dal punto di vista economico e ambientale attraverso la collaborazione nella gestione di elementi quali energia, ciclo della acque, riciclo di materie prime e così via; e Technology Parks (Parchi tecnologici) che abbiano l’obiettivo d promuovere la cultura dell’innovazione, stimolando e gestendo i flussi di conoscenza tra università, centri di ricerca, aziende e mercati, facilitando la creazione e la crescita di imprese innovative attraverso processi di incubazione e supporto agli spin-off. In ragione di ciò, i comuni di Bari e di Brindisi, nello specifico, ritengo debbano sin da subito adottare il kit localizzativo. Un pacchetto di misure incentivanti (fiscalità locale e semplificazioni). Accelerare gli interventi pubblici sulle infrastrutture (penso alla campionale di Bari), rimuovere gli ostacoli agli investimenti (ad esempio sarebbe utile avviare il processo di riqualificazione delle aree Sin in Sir), appoggiare gli interventi della AdSP volti al completamento delle infrastrutture portuali, facendo comprendere alle popolazioni l’utilità per la collettività di porti efficienti e dotati dei servizi necessari (bunkeraggio, lng, piazzali e banchine adeguate alla crescita del naviglio, dragaggi etc) ad accogliere il traffico e soprattutto il traffico in crescita (come quello dei rotabili).
Gli incentivi di carattere fiscale e burocratico, infatti, sono un’attrattiva che esprime il massimo potenziale se previste in aree portuali logisticamente strutturate, connesse al territorio e pronte ad affrontare il tema del gigantismo navale.
Il connubio perfetto è quello di un porto adeguatamente strutturato localizzato in un’area dotata di infrastrutture che consentano il rapido collegamento con il territorio retrostante e che è incentivata da misure fiscali agevolate.
In uno scenario mondiale in cui la globalizzazione ha ridisegnato lo scacchiere geo-politico internazionale, infatti, e dove, come afferma il politologo indiano Khanna: “Né le multinazionali, né gli Stati: oggi i veri nuclei di potere sono le megalopoli, gangli demografici e commerciali della nuova “connectography”, le infrastrutture come ferrovie, porti, oleodotti e cavi internet costituiscono la nuova geografia costruita al di sopra della geografia fisica».
Le città Stato e le infrastrutture di connettività svolgono un ruolo cruciale nell’attuale scenario economico-sociale mondiale. Esse, infatti, trasformano le economie e incrementano le relazioni tra i paesi. In questo contesto, la Cina sembra essere pronta a svolgere un ruolo cardine investendo nella nuova iniziativa della Via della Seta e le ZES italiane potrebbero diventare cruciali catchement areas in cui attrarre gli investimenti cinesi e divenire volano di sviluppo per l’economia del Mezzogiorno in un contesto geo-politico in continua evoluzione. Le Zone Economiche Speciali non sono un prodotto ma un processo che si realizza nel tempo. Uno step determinante per il passaggio dalla Red Economy alla Blue Economy.”
Proprio alla luce di tali considerazioni, recentemente Patroni Griffi ha formalizzato l’adesione dell’AdSP MAM al network europeo LOOP PORTS, finalizzato a facilitare e promuovere il processo di transizione verso un’economia circolare, attraverso l’introduzione di nuove proposte legislative e misure di sviluppo in diversi settori, quali la produzione, il consumo, la gestione dei rifiuti, il mercato secondario delle materie prime, la promozione della ricerca, lo sviluppo e l’innovazione.
“Le aree portuali possono costituire il fulcro ottimale sul quale impiantare un piano di azione di economia circolare – commenta il Presidente – tutti i tipi di rifiuti e di flussi industriali, infatti, confluiscono negli hub logistici, per poi essere smistati nelle destinazioni finali. Per tali ragioni i cluster portuali sono i luoghi ideali per valutare, testare e avviare nuove strategie di economia circolare. Il progetto a cui abbiamo aderito si svilupperà in due anni di attività con la finalità di agevolare la transizione verso una economia più circolare nel settore portuale, dove i prodotti, i materiali e le risorse non siano considerati rifiuti ma possano diventare modelli di business sostenibili e replicabili in porti con caratteristiche simili. Per quanto riguarda la nostra realtà, conclude Patroni Griffi, potremo ricevere dal network un supporto fondamentale nel processo di riconversione industriale in corso, principalmente, nel porto di Brindisi in un’ottica di consolidamento dell’indotto della blue economy.”
“I porti di Bari, Brindisi, Barletta e Manfredonia sono pronti ad accogliere e affrontare le nuove sfide, con il giusto supporto di stakeholders e istituzioni possono diventare dei veri e propri growth-poles (poli di crescita) in grado di irradiare una spinta propulsiva e decisiva all’economia del Mezzogiorno.”
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