L’economia della Toscana secondo la Banca d’Italia
LIVORNO – Tante diagnosi, forse anche troppe e da tante fonti diverse. Ma è anche comprensibile: visto che da più di dieci anni siamo sotto la doccia scozzese di una crisi economica (e non solo) che sembra non voler mollare specialmente gli italiani. Così, proprio nelle ore in cui il governo cerca di tranquillizzare la UE sui nostri sgangherati conti, ecco un’altra indagine sull’economia, focus su quella della Toscana. L’ha presentata in Camera di Commercio la Banca d’Italia con una introduzione affidata al presidente camerale Riccardo Breda davanti ai principali esponenti del mondo imprenditoriale della provincia. Il rapporto è stato illustrato da Silvia Del Prete, divisione analisi della banca d’Italia di Firenze, e dal collega Luca Casolaro. L’introduzione sui temi più locali è stata gestita dal direttore della banca d’Italia di Livorno Paolo Comune Compagnoni. E’ seguito un dibattito affidato al presidente dell’Ance Toscana Stefano Frangerini e al professor Davide Fiaschi del dipartimento di Pisa di Economia e Management.
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In un rapporto di ben 115 pagine, molto per addetti ai lavori, l’economia della nostra regione è stata vivisezionata per l’anno 2018, cogliendone l’essenza e le contraddizioni. Sintesi della sintesi: nel 2018 l’economia toscana ha sviluppato un trend moderatamente positivo, trascinato in particolare dall’export. Nella prima metà dell’anno ci sono stati incrementi degli investimenti e dei consumi; ma la seconda metà ha denunciato un calo di entrambi, “con l’incertezza delle prospettive di crescita che continua a condizionare negativamente le aspettative che erano state formulate dagli operatori”.
Le imprese hanno registrato un modesto aumento, ma trascinato quasi esclusivamente dalla cantieristica (grande nautica) farmaceutica e moda. Piccoli incrementi nell’occupazione (0,7%), ma ancora mercato in attesa. Il settore immobiliare ha avuto qualche segnale di ripresa, ma ben lontano dai tempi ante-crisi. Le famiglie hanno aumentato la ricchezza finanziaria, che non ha però controbilanciato quella reale: insomma, qualche soldo di più, messo da parte per i troppi timori e con pochi consumi. Il credito bancario si è dimostrato moderatamente attivo verso le imprese manifatturiere ben solide, ma molto prudente con le altre. In altra parole: l’aiuto alle imprese giovanili e poco capitalizzate è ancora un problema. Un settore dell’indagine ha messo a fuoco anche la capacità di riscossione dei Comuni, i costi del servizio sanitario e la redditività del personale. Un lavoro dunque da specialisti, che viene a inquadrare in un campo più vasto le analisi recentemente presentate dalla Camera di Commercio locale in particolare sull’economia del mare.
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