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L’economia circolare anche sul mare dal rapporto di Global Resources Outlook

LONDRA – Il recente rapporto Global Resources Outlook 2019 dell’International Resource Panel dell’Unep evidenzia che “l’estrazione e l’uso delle risorse contribuiscono per oltre il 90% alla perdita globale di biodiversità e allo stress idrico e generano circa la metà delle emissioni di gas serra globali”. Investire in R&D e innovazione – anche sul mare, come sta avvenendo con i carburanti delle navi – è fondamentale per garantire efficienza e sostenibilità ai sistemi produttivi e avverte che le soluzioni innovative non si traducono solo e necessariamente in specifiche tecnologie, ma anche in modi “insoliti di fare business” (business as unusual). Tali soluzioni non riguardano soltanto il mondo delle imprese ma si riferiscono anche a misure di policy “abilitanti” e propedeutiche rispetto alle scelte del mondo produttivo e della società civile, quali ad esempio interventi politici e normativi, finanza sostenibile, capacity building, formazione ed educazione, partenariati pubblico-privato.

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A livello europeo, data la natura fortemente trasversale dell’economia circolare, i ministri europei dell’Ambiente hanno recentemente sottolineato la necessità di elaborare un quadro strategico generale che individui gli ambiti di intervento specifici e i settori di maggiore impatto, e che, al contempo, garantisca coerenza e sinergia con la programmazione delle altre politiche.

All’interno dei principali documenti politico-strategici dell’Unione Europea su clima, ambiente e sviluppo sostenibile, il tema dell’economia circolare dovrebbe quindi essere inserito come priorità trasversale per indirizzare in maniera coordinata finanziamenti, investimenti, ricerca, mercato e società nel suo complesso.

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Pubblicato il
11 Gennaio 2020

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