LIVORNO – Ci siamo presi la libertà, tra le poche consentite, di riesumare una vecchia vignetta dell’amico Alberto Fremura (da Il Borghese del 1971!) “mascherata” per riportarla all’attualità: perché rende bene lo spirito dell’accettazione – da una parte di soddisfazione per i portuali di alcuni scali, dall’altra di naufragio per quelli di altri scali come il livornese ma non solo – del recente Decreto Rilancio.
Per quello che riguarda i sostegni al lavoro sui porti, il presidente della Uniport di Livorno, Yari De Filicaia, è stato ferocemente chiaro: il decreto supporta i lavoratori portuali ex art. 17, sulla base delle priorità che “funzionano” sui porti di Genova e Civitavecchia, ma trascura totalmente i lavoratori ex art. 16 che sono la stragrande maggioranza in tutti gli altri porti principali, a partire proprio da Livorno. Esempio portato da De Filicaia: a Livorno gli art. 17 sono meno di 70 mentre gli art. 16 sono 540: e dal decreto ottengono poche briciole o addirittura zero.
Secondo il presidente di Uniport, c’è il sospetto che gli addetti al decreto abbiano recepito solo le richieste dei due grandi porti più… vicini ai numerosi parlamentari che li rappresentano. Con il sottinteso richiamo a quelli degli altri sistemi portuali italiani perché si facciano sotto nel dibattito parlamentare per apportare le doverose correzioni. Il rischio è un lago di sangue per centinaia e centinaia di portuali e delle loro famiglie, già messi in ginocchio dalla diminuzione dei traffici marittimi e quindi dalle quote di ore lavorate.
A.F.