Il CNEL sul “Recovery Fund” con le linee Confetra

Tiziano Treu

ROMA – Il CNEL, nell’esercizio delle sue funzioni referenti e consultive e per espressa deliberazione dell’Assemblea, è chiamato a rendere una proposta organica al Governo ed al Parlamento per la individuazione delle priorità nella destinazione delle risorse del Recovery Fund Next Generation EU.

Allo scopo, sono attivi specifici gruppi di approfondimento riguardanti i principali settori produttivi nell’ambito del progetto CNEL denominati “Stress Test”, tra cui quello dedicato alle tematiche dei trasporti e della logistica delle merci coordinato dal consigliere Nereo Marcucci, past-president di Confetra. E proprio a Confetra il CNEL ha chiesto un contributo specifico sui temi del Recovery Fund, da fare proprio dopo un’attenta analisi con il direttore Ivano Russo e gli esperti Cascetta, Daniele Rossi e Panaro.

“In continuità con le iniziative assunte all’esito dell’incontro dello scorso 21 aprile ed esposte nel documento di Osservazioni e proposte approvato dall’Assemblea e trasmesso alle Camere ed alla presidenza del Consiglio dei Ministri” – aveva scritto di recente il presidente del CNEL Tiziano Treu – è stata indetta una riunione in modalità telematica, che ha avuto luogo ieri venerdì 25 settembre. Nell’incontro è stato presentato l’elaborato che raccoglie alcune significative proposte per il settore Logistica/Trasporti. L’obiettivo è stato di realizzare un documento da sottoporre all’approvazione dell’assemblea del 30 settembre prossimo e di presentarlo poi alle Camere ed al Governo.

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Il quadro di riferimento del contributo Confetra inviato al CNEL è rappresentato dalle Linee Guida del Comitato Interministeriale per gli Affari Europei; le proposte di Confetra hanno lo scopo di introdurre elementi puntuali nel disegno generale. In stretta sintesi, secondo la Confederazione generale Italiana dei Trasporti e della Logistica l’esperienza vissuta in questi mesi ha certificato il ruolo di “servizio universale” del trasporto delle merci che, in via di principio, secondo modalità da definire ed in certe circostanze, dovrebbe essere sostenuto economicamente dallo Stato prendendo a riferimento i Servizi economici generali (SIEG) che, previsti dall’art. 14 del TFUE, garantiscono in qualsiasi caso un servizio minimo universale.

L’efficienza della logistica ha un valore in se e la sua implementazione può svolgere una funzione attrattiva di merci e di produzioni.

Confetra condivide gli obiettivi del Piano Italia Veloce, ritiene che sia possibile l’avvio immediato degli investimenti in infrastrutture materiali ed immateriali, apprezza la coerenza metodologica nel definire fabbisogni e priorità allo scopo di accelerare tutto quanto possibile. Ritiene che le deroghe alla disciplina ordinaria debbano essere un ponte per la revisione organica del sistema normativo degli appalti.

Ripresa e Resilienza possono essere aiutate da processi di potenziamento degli attori economici del settore sotto il profilo finanziario, organizzativo, manageriale e talvolta “fisico” quando si parla di concessioni portuali. Debbono essere favoriti l’aggregazione, le reti d’impresa finalizzate alla fusione, l’integrazione di aree e magazzini per mantenere le minori attività portuali, logistiche e trasportistiche e la loro occupazione come patrimonio per la sostenibilità economica e sociale del Paese.

A questo scopo Confetra propone di ridurre l’imposizione fiscale finalizzata alla realizzazione di fusioni nel mondo dell’autotrasporto e delle aziende di spedizione, di rafforzare queste ultime in modo indiretto attraverso l’incentivazione dell’uso del Franco destino da parte delle imprese esportatrici, di completare e semplificare la normativa sulle ZLS, di esportare le ZES a Nord nelle aree di crisi industriale complessa irrisolta, di incentivare con credito d’imposta gli investimenti in sicurezza informatica e nella diversificazione di magazzini e capannoni in complessi di produzione in 3D.

Confetra ha infine confermato i contenuti delle audizioni, molto partecipate, sulle semplificazioni sottolineando ancora una volta l’introduzione, vera, dello Sportello Unico Doganale e dei controlli e l’armonizzazione delle Autorità di regolazione.

È indispensabile avere l’ambizione di un obiettivo che le risorse del Recovery Fund possono rendere realistico.

Il carattere planetario assunto dalla pandemia potrebbe accelerare processi che erano già in corso di “regionalizzazione della globalizzazione” e quindi di ridimensionamento delle troppo lunghe e fragili catene della produzione e del valore. A certe condizioni questo fatto può rappresentare alcune opportunità per la riallocazione in Italia di settori di produzione manifatturiera.

L’obiettivo è reagire ad uno scenario possibile di “minori traffici, minori margini, minore occupazione”, si ripropone l’unitarietà progettuale di manifattura e logistica nell’interesse del Paese.

Il ruolo dei Governi, nazionale e regionali è importante ma è importante la determinazione dei singoli territori dove è possibile individuare filiere produttive da integrare o attrarre.

I 58 porti nazionali possono offrire condizioni di maggiore economicità offrendo “rendite di posizione” alle imprese. Le Autorità di Sistema Portuale dovrebbero essere ristorate dei mancati introiti causati da precise politiche di attrazione che Confetra si limita a indicare rispettando ruoli e competenze.

Aiuterebbe questo processo virtuoso un finanziamento pluriennale dello Stato finalizzato al recupero e alla bonifica di aree portuali e peri-portuali dismesse, abbandonate, sottoutilizzate da destinare ad attività manifatturiere, semi-manifatturiere e logistiche individuate anche attraverso la collaborazione con gli 8 Competence Center esistenti nel Paese.

Il Piano della Siderurgia sostenibile intende privilegiare gli elettroforni: I porti – con un investimento finalizzato pluriennale – potrebbero dare un loro contributo demolendo navi e relitti ed ingombri di varia natura fornendo così un seppur marginale contributo al rottame necessario per la carica degli elettroforni. Sicuramente – conclude il CNEL – sarebbe un piccolo ma importante esempio di economia circolare.

 

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