LIVORNO – Parla poco e in genere le sue (rare) conferenze stampa sono basate su numeri, fatti concreti, elementi tecnici. Il contrammiraglio (cp) Giuseppe Tarzia però non si è mai defilato dai problemi reali della sua Direzione Marittima, né su quelli delle Capitanerie di sua competenza. In un momento così difficile per la portualità, ma in generale per tutta la logistica, ci ha concesso la seguente intervista che non ha bisogno di commenti. E della quale gli siamo grati.
Ammiraglio, questo 2020 ha segnato profonde rivoluzioni – in gran parte imposte nella portualità e nello Shipping. Per la sua Direzione Marittima come e quanto ha inciso la pandemia?
Anche nella nostra Direzione Marittima il fenomeno epidemiologico nel suo complesso ha colpito le attività portuali e le altre attività marittime. Per quanto ha riguardato (e tuttora riguarda) i porti, l’effetto più importante si è manifestato nella contrazione dei traffici marittimi, sia merci che passeggeri, questi ultimi addirittura quasi azzerati nel segmento delle crociere con negative ripercussioni sull’intera filiera produttiva ad esse collegate. Vi è stata poi la necessità di trovare forme di precauzione per garantire la continuità dei servizi tecnico-nautici ed evitare che problemi agli stessi potessero ulteriormente aggravare la situazione, incidendo sulla regolarità dei traffici. Per quanto riguarda gli altri usi del mare, un settore che ha certamente risentito molto di questa straordinaria situazione è stato il diporto nautico, penalizzato dal blocco delle attività cantieristiche, ivi comprese quelle manutentive propedeutiche alla navigazione nel periodo estivo. La stagione balneare invece, dopo un inizio sicuramente incerto, ha trovato oggettivo slancio ed ha chiuso – per stessa ammissione degli operatori – registrando il tutto esaurito pressoché lungo tutto il litorale toscano.
Le recenti sentenze del TAR Toscana hanno ridisegnata, cancellandola in gran parte, la bozza di pianificazione del porto di Livorno, che si conferma comunque ai vertici dei traffici ro/ro. Per questo settore, ritiene possibile un assetto condiviso prima che la sperata Darsena Europa liberi spazi in Darsena Toscana?
Le recenti pronunce del TAR hanno, tra l’altro, reso al momento inefficaci i provvedimenti con i quali è stato adottato il Piano Attuativo di Dettaglio (PAD) delle cosiddette aree “Multipurpose” e “Autostrade del Mare”, con il risultato che le aree insistenti in questi ambiti continuano a mantenere le loro destinazioni funzionali e la loro natura giuridica. L’assetto condiviso per l’utilizzazione delle aree e delle banchine che insistono in Darsena Toscana, rimane il principale obiettivo. L’orizzonte ancora lontano della realizzazione della Darsena Europa, e l’incalzare dell’impiego di navi di dimensioni sempre maggiori nei traffici containers e ro-ro, non lasciano spazio ad altre soluzioni che non siano quelle di rivedere, concertandoli, gli assetti esistenti. Credo sia questa la partita più importante, la scommessa da vincere nel medio e nel breve termine.
Il recente ingresso della nuova ammiraglia ro/ro di Grimaldi in Sintermar è anche il risultato degli interventi di sicurezza voluti dalla Capitaneria all’imboccatura del canale industriale, mentre manca ancora il completamento del microtunnel. Quali sono le prospettive in attesa che sia finita questa attesissima opera (quando?). Con la continua crescita delle dimensioni delle navi?
L’entrata in linea della classe “Eco Valencia”, tipologia di nave ro-ro ibrida di ultima generazione, lunga ben 38 metri in più rispetto alle tradizionali ro-ro, è soltanto l’ultimo, in ordine di tempo, di una serie di traguardi che hanno visto operare con successo unità che inizialmente parevano incompatibili con i limiti fisici del porto. Il metodo della preliminare simulazione e della successiva sperimentazione della navigazione e delle manovre nei ristretti ambiti portuali, sostenuto dalla preziosa collaborazione tecnica fornita dai servizi tecnico-nautici, ha dimostrato che il tema della sicurezza non è un limite ma un’opportunità nello sviluppo dei traffici. Ed oggi si può ben dire che il porto di Livorno, seppur privo del sospirato “microtunnel”, è comunque un porto da primato nel settore del traffico marittimo ro-ro e all’avanguardia in quello dei container, anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Le scelte sulla Darsena Toscana ed i relativi assetti che ne conseguiranno, come dicevo prima, saranno determinanti per mantenere o meno questi livelli di eccellenza.
Il ruolo della Guardia Costiera si è confermato essenziale anche per la tutela dell’ambiente, nelle aree protette e nel parco. Ha registrato una maggiore coscienza ambientale nell’utenza, sia professionale (pesca) che diportistica (nautica)?
Si registra una sempre più diffusa presa di coscienza sull’importanza delle questioni ambientali sotto il profilo della tutela delle acque e della conservazione dell’habitat. Non mancano crescenti episodi in cui sono gli stessi diportisti a denunciare comportamenti illegittimi.
Per la pesca professionale registro certamente un’analoga sensibilità, rammaricandomi ancora di taluni comportamenti non proprio ortodossi delle unità da pesca che operano in zone non consentite, ricorrendo, per evitare di essere sanzionate, senza riuscirvi, alla mancata trasmissione dei dati dinamici del moto tramite il sistema di identificazione automatica (cd. AIS).
Il monitoraggio “da remoto” di queste unità, attraverso i sistemi di controllo di cui sono dotate le nostre sale operative e a cui si è ricorso con maggior frequenza durante il periodo di lockdown, ha consentito di contestare, negli ultimi mesi, ben 19 illeciti – di tipo amministrativo e penale – nei confronti di unità che navigavano all’interno di aree interdette del Parco Nazionale Arcipelago Toscano o con i sistemi di tracciamento disattivati.
In campo nazionale la nautica lamenta i ritardi del registro telematico. Come siamo messi a Livorno e nelle delegazioni della Direzione Marittima?
Lo STED (lo Sportello Telematico del Diportista) è una grossa rivoluzione che, una volta completato, darà certamente i suoi frutti. In Toscana negli uffici della Direzione Marittima si sta alacremente procedendo al popolamento dei registri telematici. Consideri tuttavia, dottor Fulvi, che per la stessa Toscana, stiamo parlando di oltre 8200 imbarcazioni iscritte, quindi con una mole di lavoro davvero impegnativa.
Ammiraglio, se avesse la bacchetta magica e tre desideri realizzabili per i suoi compiti, cosa chiederebbe?
Dato il periodo attuale, il primo e desiderabile auspicio non può che essere la rapida cessazione del problema legato alla diffusione del coronavirus, restituendo così al Paese serenità e stabilità sanitaria senza lasciare al contempo strascichi eccessivi nelle diverse filiere produttive, anche marittime, sulle quali si è abbattuto in modo molto dannoso.
Il secondo desiderio passa attraverso l’implementazione dei processi di digitalizzazione accompagnati dalla altrettanto necessaria semplificazione amministrativa, divenendo così fattori di sviluppo e competitività nelle attività portuali e marittime in genere, capaci di compensare anche eventuali momenti di crisi legati allo sviluppo di diffuse problematiche sanitarie, come la recente esperienza insegna.
Per il porto di Livorno infine, il desiderio è quello di una rinnovata (rectius ritrovata) interazione tra istituzioni ed operatori capace di imporsi quale elemento aggregante e non di contrasto, orientando concretamente l’intero ambiente portuale verso le migliori scelte nell’interesse generale e la maggiore utilità dei fattori della produzione.
Antonio Fulvi