Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Anche l’Ilva di Stato per ricostruire in Siria

ROMA – 250 miliardi di dollari per ricostruire una Siria, dove il solo intervento sulle infrastrutture, al 40% seriamente danneggiate, comporterà – secondo il Syrian Center for Policy Research – una spesa di 65 miliardi. In Libano la Banca Mondiale stima in 8,1 miliardi di dollari il costo della ricostruzione di Beirut e dell’ammodernamento del Paese. In Iraq – secondo una recente analisi di Metal Bullettin – saranno necessarie tre milioni di tonnellate di acciaio (in prevalenza travi e tondino) solo per la ricostruzione delle principali e selezionate infrastrutture.

[hidepost]

“Il patto di Abramo sembra chiudere la stagione del conflitto tra Israele e mondo arabo sunnita e apre a scenari di sviluppo economico per l’area all’estremità orientale del Mar Mediterraneo. In questi dati, forse più per caso che per scelta strategica o conoscenza – afferma Giulio Sapelli, presidente di BlueMonitorLab – si può cercare un possibile razionale per l’ingresso, si spera temporaneo, dello Stato nell’Ilva. Una motivazione che travalica i confini di un’operazione di bassa politica, ma trova una sponda geo-economica nei nuovi equilibri che si stanno generando”.

“Gli Stati Uniti sono stati – prosegue Sapelli – tra i principali attori del patto di Abramo e faranno di tutto per limitare il ruolo della Cina nel processo di sviluppo mediorientale. Tra gli altri produttori di acciaio, la Turchia, da un punto di vista logistico, sarebbe il fornitore meglio collocato ma, a causa delle politiche di Erdogan, rischia di rimanere anche lei ai margini del processo di ricostruzione del Medio Oriente. L’Italia e la sua industria siderurgica si troveranno a competere proprio con l’India per accaparrarsi una fetta importante delle forniture necessarie allo sviluppo dell’area. La fine del controllo di Arcelor Mittal sull’Ilva, paradossalmente, solleva dal rischio di vederci esclusi da questo nuovo mercato”.

A fare eco a Giulio Sapelli è ancora dal punto di osservazione privilegiato del centro studi sull’economia del mare, BlueMonitorLab, Gian Enzo Duci, vice presidente di Conftrasporto e ricercatore di BML: “l’industria italiana del trasporto via mare ha competenze specifiche nel servire il settore della siderurgia e dell’impiantistica – sottolinea Duci – e potrebbe essere un valore aggiunto importante se si volesse creare una strategia nazionale di sistema per l’acciaio”. L’effetto di ricaduta sulla portualità e sui trasporti marittimi dall’Italia con destinazione la costa Mediterranea di Libano, Siria e Israele potrebbe essere rilevante.

Per quanto il nostro Paese, a differenza, ad esempio della Francia, non sia mai stato particolarmente abile a creare occasioni di mercato attraverso la politica estera, l’Italia potrebbe far valere nei confronti dell’alleato americano il ruolo di “diga” che gli stessi Stati Uniti sembrerebbero averle richiesto di svolgere verso l’invadenza cinese nel settore logistico portuale, chiedendo una posizione di vantaggio per l’ingresso in Medio Oriente.

[/hidepost]

Pubblicato il
19 Dicembre 2020

Potrebbe interessarti

Avanti adagio, quasi indietro

Potremmo dire, parafrasando Guido Gozzano, che tra gli infiniti problemi che riguardano il nostro mondo attuale, tra guerre e genocidi, ci sono anche le “piccole cose di pessimo gusto”. Tra queste c’è l’incredibile vicenda...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Se Berta ‘un si marìta…

…“E se domani…” diceva un antico refrain musicale. Riprendo le valide considerazioni del nostro direttore sulla sorprendente impasse di alcune nomine presidenziali nelle Autorità di Sistema Portuale soffermandomi su Livorno: Gariglio è stato tra...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Per difendere la pace…

Guerra e pace, più guerra che pace: sembra l’amara, eterna storia dell’uomo. Così, per preservare la pace, sembra proprio che non ci siano che le armi: si vis pacem, para bellum, dicevano nell’antica Roma....

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Sempre più droni sul mare

Se ne parla poco, specie dei più specializzati: come quelli subacquei della Wass di Livorno per Fincantieri, o quelli sempre italiani, costruiti però in Romania dall’ingegner Cappelletti della livornese ex Galeazzi. Però adesso Fincantieri,...

Leggi ancora

Porti teu in overcapacity?

Riforma della riforma portuale: l’articolato Rixi che abbiamo anticipato – che naturalmente deve passare anche dalle Camere – punta dunque a coordinare lo sviluppo degli scali, oggi lasciato eccessivamente alla potenza dei singoli “protettorati”...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora
Quaderni
Archivio