LIVORNO – Marcello Livio Degortes, laureato mediatore linguistico alla scuola superiore di Pisa e appassionato di nautica; al suo fianco, Massimiliano Rossi, diportista nautico d’altura, con raggio d’azione in tutto il Mediterraneo Centrale. Ecco due giovani – direbbero i “matusa” come me – con le contropalle, legati al mare e rispettosi dell’ambiente, spesso impegnati anche in associazioni del volontariato come Marevivo all’Assonautica di Livorno.
Bene: e che professione svolgono questi due personaggi? Pochi indovinerebbero che gestiscono, l’uno come titolare l’altro come amministratore factotum, quella che è ormai conosciuta come “La boutique dell’autotrasporto”, la M&M Logistics; che in via Firenze, sulla strada verso Stagno, periferia Nord del porto, opera in 20 mila metri quadri di piazzali con cinquanta “bisonti” nuovissimi, quasi altrettanti autisti più che collaudati, personale d’officina e d’amministrazione e apparati di radiocontrollo dell’ultimo grido. Sono eredi di tradizioni di famiglia, ma già nel futuro.
Abbiamo intervistato Marcello e Massimiliano: difficile farlo disgiunti perché, come recita il logo dell’azienda M&M, sul lavoro sono, alla livornese, due anime in un nocciolo.
Partiamo da una curiosità: perché vi chiamano “la boutique dell’autotrasporto”?
“Forse perché curiamo in maniera maniacale non solo i nostri mezzi e i nostri servizi: non incartiamo ancora con un fiocco i carichi che ci vengono affidati, ma poco ci manca… A parte gli scherzi, noi e il nostro personale vogliamo che l’efficienza sia accompagnata anche dall’immagine: mezzi sempre nuovi, sempre aggiornatissimi, sempre i migliori. E insieme, un rapporto personale collaborativo con i clienti, che diventa spesso amichevole per la reciproca stima. Da una parte con i clienti, dall’altra con i fornitori e i concessionari dei nostri mezzi di trasporto”.
Una visita ai vostri piazzali in effetti è molto istruttiva: motrici tirate a lucido di Mercedes, Iveco, Scania, Mann e Renault, semirimorchi attrezzati anche per container frigo, con tanto di generatore autonomo, gru ruotate per carico e scarico diretto, officina, lavaggio. Una curiosità: ogni quanti anni cambiate i mezzi?
“La nostra scelta è quella di rinnovarli ogni quattro o al massimo cinque anni. Puntando sempre ai migliori sul mercato, che ci danno le massime garanzie di sicurezza, visto che siamo impegnati anche e specialmente con l’export in tutta Europa. Mezzi nuovi, continuamente controllati, sono un risparmio per noi e per chi ci affida il proprio lavoro”.
Questo sistema garantisce certo sicurezza e puntualità: ma non si riflette sui costi per i clienti?
“Può sembrare strano e paradossale, ma anzi ci consente di essere competitivi. Oggi un semplice ritardo di qualche giorno, o in certi casi di qualche ora, può rappresentare un danno pesante nel delivery. Una conferma indiretta ma significativa? In questi tempi di pesante crisi dell’economia, non siamo mai stati fermi, non abbiamo un dipendente in cassa integrazione, stiamo lavorando a ritmo sostenuto”.
Qual’è il tipo di carico prevalente nel vostro business?
“Certamente è il contenitore, per una percentuale vicina al 90 per cento: li carichiamo in particolare sui porti di Livorno e Genova, con tutte le destinazioni possibili, dall’Italia al resto d’Europa. Va sempre più forte il frigo, per il quale siamo tra i più attrezzati”.
Ho potuto verificare che tutti i vostri trattori hanno un importante apparato radio e satellitare. Avrete dunque un controllo istantaneo del loro procedere…
“È una delle garanzie che offriamo ai nostri clienti e specialmente gli spedizionieri l’apprezzano molto. Ci consente anche di ovviare eventuali sorprese legate alle reti stradali che sono quello che sono”.
Cioè?
“Senza voler calcare la mano, le autostrade italiane e anche molte strade libere sono il nostro principale problema operativo. Le autostrade sono care, mal servite di aree di sosta, con code a volte disastrose ai caselli, incidenti e lavori in carreggiata non sempre segnalati. Alcune superstrade non sono migliori. Valga per tutte l’Adriatica, un calvario per i nostri autisti. Ma siamo abituati a cavarcela. Non ci chiamano anche per questo la boutique dell’autotrasporto?”.
A.F.