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Massa critica o essere “predati”

LIVORNO – Dicono che si possano leggere le notizie relative al mondo della logistica e dell’energia in due modi: in chiave economica e in chiave ambientalista. Oppure, come sarebbe più logico, considerando i due aspetti connessi, perché malgrado quanto sosteneva Shakespeare, noi non siamo fatti della materia di cui son fatti i sogni.

La presentazione da parte del sindaco Salvetti e dei suoi assessori del progetto di riconversione proposto da ENI per la sua centrale livornese – vedi articolo qui a fianco – apre uno spiraglio sulla rivoluzione in corso nel mondo industrializzato, in relazione alla produzione dell’energia, compresi i carburanti, la loro raffinazione e quelli alternativi, in particolare il bio. Tra parentesi, il tema riguarda la raffineria dell’ENI a Stagno e il suo prossimo futuro, che non sembra roseo comunque: ma anche e specialmente il territorio alle sue spalle, fino a Collesalvetti (i venti dominanti scaricano tutti i fumi in zona).

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L’ENI ha capito da tempo che produrre energia dalle fonti fossili non rende e finirà presto, come è già quasi finita a Livorno. Inoltre sta avvenendo che i paesi produttori di carburanti tradizionali, derivati dal greggio, si stanno sempre più affrancando dai paesi raffinatori. Kuwait, Emirati, Arabia Saudita stanno istallando enormi e modernissime raffinerie e diventeremo sempre più loro dipendenti. Come sanno tutti (o quasi) l’auto elettrica e specialmente il TIR elettrico rimarranno marginali a lungo e occorreranno dunque carburanti “Green” per i motori a scoppio. E anche il prossimo futuro dell’idrogeno, per quanto promettente, è – appunto – futuro non prossimo.

Morale: se vogliamo combattere una battaglia con qualche esito di vittoria, gli esperti ricordano che dobbiamo accettare la realtà, ovvero la veloce fine delle nostre raffinerie tradizionali. Può essere un bene per l’ambiente, come certo lo sarebbe la bonifica e la cancellazione dell’area ENI di Livorno (e anche delle altre località italiane comprese nel piano) nonché delle raffinerie. Ma tutelando la componente lavoro, il che non è mai facile senza opportune conversioni e formazioni professionali. Scongiurando poi l’altro pericolo: la campagna acquisti che le grandi economie – Cina in testa ma non solo – stanno sviluppando grazie alla crisi mondiale, che rende fragile il nostro sistema. Chi può – si vedano nell’auto le recenti aggregazioni dei brand europei in Stellantis – si associa per fare massa critica. Per i “nani economici” il rischio è la predazione. Così l’ENI ci prova a creare un suo sistema di riutilizzo delle centrali di raffinazione. Aveva proposto la produzione di bio-carburante da processi “puliti” di trasformazione della plastica. Dal suo punto di vista una soluzione. Il territorio non ne vuol sapere, punta sulla trasformazione “pulita” degli oli vegetali e residui animali in bio-diesel. Sotto pressione dai Comuni, la Regione ha aperto un tavolo di trattative. Il che configura tempi non certo brevissimi. E non bastano le paginate sul quotidiano locale per accelerare. Il rischio: che l’ENI si stufi di Livorno e arrivi qualche predatore. Che come sta succedendo a Piombino alle acciaierie, imporrà poi la sua scelta sulla punta delle sue (metaforiche) baionette.

A.F.

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Pubblicato il
9 Gennaio 2021
Ultima modifica
11 Gennaio 2021 - ora: 17:27

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