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Trasporto aereo e crisi

ROMA – Il trasporto aereo è in ginocchio e attraversa una crisi senza precedenti. Ai problemi preesistenti nel settore – scrive la Fit/Cisl – si sono aggiunti gli effetti della pandemia. Migliaia di lavoratrici e lavoratori, della filiera e dell’indotto, sono in cassa integrazione e vedono con grande incertezza il loro futuro. Alitalia, Air Italy, Norwegian, Ernest, Blue Panorama sono il simbolo della crisi.

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Quando si parla di trasporto aereo si pensa, solitamente, solo alle compagnie aeree. In realtà il sistema del trasporto aereo è molto più complesso. Esso è formato anche da operatori che negli aeroporti garantiscono una serie di attività quali assistenza ai passeggeri, prenotazioni e check-in, trasporto dei passeggeri dal gate all’aeromobile, carico e scarico bagagli, fornitura del catering, pulizia degli aeromobili, assistenza ai passeggeri a ridotta mobilità, manutenzione aeromobili, ecc.; gestori dei terminal aeroportuali e della security aeroportuale; altri prestatori di servizi quali imprese di movimentazione, controllo traffico aereo, dogane, servizi di ristorazione, servizi di autonoleggio, servizi commerciali in ambito aeroportuale, fornitori di carburante, ecc..

Tra il 2010 e il 2019 i passeggeri trasportati in Italia sono aumentati del 37,3% e nel 2019 il numero totale di passeggeri transitati negli aeroporti si è attestato a più di 192 milioni con una media di circa 16 milioni di passeggeri al mese e di circa 526 mila al giorno. Prima della pandemia da SARS-CoV-2 questi dati erano stimati, per il 2020, in crescita con conseguente beneficio per l’economia nazionale. Secondo l’Istat, il flusso dei passeggeri arrivati in Italia con voli internazionali nel decennio 2009-2018 presenta lo stesso andamento di quello dei clienti stranieri negli esercizi ricettivi italiani. I dati Istat confermano inoltre che nel 2017 operavano in Italia, nel settore del trasporto aereo, 193 imprese che hanno realizzato un fatturato di 9,4 miliardi di euro e occupato poco meno di 20mila unità di lavoro, di cui il 99,7% sono lavoratrici e lavoratori dipendenti. Gli esperti stimano che a questi vanno aggiunti circa 20mila lavoratrici e lavoratori dell’indotto e circa 10mila lavoratrici e lavoratori stagionali.

Per taluni la scelta migliore sarebbe far fallire le compagnie aeree e le aziende in difficoltà.

Si può affidare il trasporto aereo italiano al mercato – continua il sindacato – e quindi a vettori “altri” coltivando l’illusione che questi possano fare gli interessi del nostro Paese piuttosto che quelli degli stakeholder proprietari? Assolutamente no, dice il sindacato.

Per queste ragioni” chiediamo al Governo italiano di: inserire anche il trasporto aereo nel Piano di Ripresa Economica; salvaguardare i livelli occupazionali e il reddito delle lavoratrici e dei lavoratori del settore; attivare un coordinamento fra i vari ministeri interessati (MIT, MiSE, MEF, Lavoro) per gestire la crisi del settore e prorogare gli ammortizzatori sociali e il blocco dei licenziamenti fino alla cessazione della Pandemia; completare la riforma del sistema del trasporto aereo, avviata con l’art. 203 del decreto rilancio, per combattere tutte le forme di dumping contrattuale e impedire che la concorrenza sia a discapito della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro; varare il piano nazionale di riordino degli aeroporti nazionali eliminando le attuali asimmetrie competitive fra aeroporti affinché si sviluppi una adeguata intermodalità; perfezionare l’iter per consentire l’operatività della nuova compagnia di bandiera affinché la stessa (Ita) esca dalla fase di stallo e acquisisca gli asset necessari all’avvio dell’attività, a partire dal brand “Alitalia”, sinonimo di “made in Italy”; determinare le condizioni per ricostruire – attraverso gli investimenti, le modalità e le strutture più idonee, e in coerenza con le indicazioni europee – l’economia turistica italiana in forte sofferenza”.

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Pubblicato il
3 Marzo 2021

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