Assunzioni, concorsi e…benemerenze
Ci scrive un lettore che ovviamente chiede di rispettare il suo anonimato, affrontando un tema che purtroppo è sempre stato attuale:
Ho letto di recente sulle vostre pagine dei concorsi in atto per integrare l’organico di più di una AdSP, peraltro in genere già più che abbondante. Io mi ero riproposto di presentarmi come candidato, ma mi hanno fatto capire che per la mia specializzazione sarebbe stato – come dire? – ingenuo concorrere, perché – come dire? – era molto probabile, anzi probabilissimo, che vincesse un certo X. Ovviamente sono incazzato, anche se mi rendo conto, non vivendo nella Luna, che ci sono concorsi e concorsi: e qualche volta (qualche volta?) i concorsi diventano la foglia di fico per sistemare non tanto chi è più bravo, ma chi ha più santi in paradiso. Oppure il santo più santo. Scusatemi lo sfogo, ma per chi è giovane come me queste realtà sono davvero amare….
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Caro lettore, ci perdonerai se abbiamo un po’ addomesticato le tue amare recriminazioni. Il senso non è cambiato: e non cambia il tuo giusto giudizio su un sistema che purtroppo non è certo di oggi. Non ti consolerà di sicuro la vignetta che proponiamo, presa da una vecchia rivista di trent’anni fa: ma servirà a confermarti che in Italia (e forse anche altrove) spesso si cambia tutto per non cambiare niente (“Il gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa).
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Di concorsi in atto ce ne sono parecchi in parecchie AdSP. Tutti leciti, per carità. E tutti corretti, per carità al quadrato. E in merito, cogliamo l’occasione per fare un piccolo applauso al neo presidente dell’AdSP del Nord Tirreno Luciano Guerrieri che appena nominato ha subito cancellato – ce l’ha detto lui, non dubitiamo – alcuni dei concorsi che erano stati precedentemente indetti, a fronte di un organico-monstre di quasi 150 dipendenti (c’è persino il concorso per un ulteriore posto in organico per l’ufficio stampa, ottimamente gestito da un collega che non sembrerebbe sentire il bisogno di rinforzi). Largo ai giovani, e benvenute tutte le occasioni per dare loro un lavoro gratificante. Ma quando, come hai avuto la ventura tu, ci si sente dire che è bene non farsi illusioni, l’amarezza è il minimo.
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