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Ambiente, ambientalismo e realtà

ROMA – Premettiamo che non vogliamo andare controcorrente da isolati “disfattisti”: specie su questa nostra pagina Green.

L’abbiamo voluta perché siamo convinti che l’ambiente vada protetto e che tante piccole azioni siano spesso importanti quanto e più delle imposizioni di legge. Però ultimamente fanno riflettere prese di posizione non dell’ultimo dei retrogradi ma di importanti specialisti. Si legga quanto ha riferito pochi giorni fa l’amministratore delegato dell’ENI Claudio Descalzi in merito all’appesantimento continuo delle penalità (tasse Green) che l’UE sta producendo per le aziende che emettono nelle loro lavorazioni CO2. Cioè più o meno tutte quelle che operano nel campo dell’energia e della meccanica.

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Teorie o problemi che riguardano solo loro? Mica vero: come ha spiegato di recente l’Autorità per l’energia, gli aumenti che ci stiamo trovando in bolletta (luce +10%, gas +15%) e quelli nascosti che riflettono questi salassi, sono dovuti proprio alle tasse che la UE ha disposto per chi produce CO2 (da 20 euro a tonnellata ad oltre 50 euro). Lo stesso ministro Cingolani ha ammesso sui giornali che le regole UE per combattere il cambiamento climatico “non sono un ballo a corte” e i costi aumenteranno ancora.

Fin qui siamo alla premessa: poi è arrivato il colpo di scure di Descalzi. Parlando allo IAI (Istituto Affari Internazionali) l’ad dell’ENI ha sostenuto in pratica che l’UE sta facendo il primo della classe nella cosiddetta lotta alle emissioni gassose “sulla pelle dei paesi più poveri”, tassando la produzione di energia con gli ETS più alti del mondo. “Arriveremo a 100 euro di ETS a tonnellata, uccidendo tutte le imprese energivore che non potranno reggere la concorrenza né USA né tantomeno dell’Est e in particolare della Cina”. Conseguenza: per l’ENI sarà conveniente chiudere tutte le raffinerie, licenziare migliaia di addetti e comprare energia dalla Cina “o da altri paesi meno tartassati, come l’India e chi ancora produce elettricità con l’inquinante carbone”.

Ultimo dettaglio: l’Europa produce l’8% delle emissioni di CO2 al mondo e l’Italia in questo range l’1%. Cos’è dunque che non funziona nella UE con il voler massacrare le nostre aziende?

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Fine del rapporto: ciascuno di noi può farci sopra le proprie considerazioni. Forse Descalzi esagera, forze per salvare il mondo dei nostri figli non c’è mai un costo troppo elevato da sostenere. Ma potrebbe anche darsi che fare i primi della classe (USA, India, Cina, Russia ed altri sono molto più prudenti) non giovi tanto all’ambiente quanto a mettere in crisi un’economia già debole come la nostra. Facciamoci un pensierino.

A.F.

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Pubblicato il
14 Luglio 2021
Ultima modifica
15 Luglio 2021 - ora: 09:16

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