GENOVA – Malgrado i ripetuti appelli a inizio stagione della Guardia Costiera ma anche delle varie riviste nautiche, quest’estate è stata caratterizzata da numerosi incendi a bordo di unità da diporto, in generale yachts con motorizzazioni entrobordo (ma in qualche caso anche su barchette con il fuoribordo). L’ultimo distruttivo incendio è quello della foto, segnalato in Sardegna, dove fortunatamente non ci sono state vittime. Ma in altri casi – la TV ha ampiamente riferito della morte della giovane skipper campana su una barca a vela ormeggiata in porto e andata in fiamme forse per una bombola di gas – c’è stato anche un costo di vite umane.
Quasi sempre gli incendi a bordo sono dovuti non tanto a disattenzione o faciloneria della gente quanto a mancato funzionamento degli allarmi, o a perdite di carburante oppure – ed è il caso più frequente – alla scarsa areazione dei locali macchine, dove si formano gas esplosivi dai carburanti.
Un caso classico è quello dell’esplosione di questi gas quando, dopo una sosta abbastanza breve a seguito di una navigazione – per esempio il trasferimento dal porto verso un’isola, o verso un ancoraggio per una fermata balneare – si rimette in moto: a quel punto si sono verificati i più frequenti incendi proprio per l’esplosione dei gas che dopo la navigazione e la sosta si erano formati.
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