Bilancio annuale Ener2Crowd: la raccolta più che raddoppiata

ROMA – (Sharing-Media) Ener2Crowd (www.ener2crowd.com), la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding ambientale ed energetico, è orgogliosa di annunciare i risultati 2021: 3,53 milioni di euro di raccolta che hanno fatto così segnare una crescita del +133% rispetto all’1,67 milioni di euro di raccolta del 2020.

Ed è raddoppiato anche il numero degli iscritti alla piattaforma, passando dai 2.500 iscritti dell’anno precedente agli attuali 5 mila “GreenVestor”.

«I membri della nostra community hanno portato ancora più forza alla nostra lotta per una transizione energetica partecipata, trasparente ed equa, passando da 4.900 a 6.100 euro procapite investiti, dimostrando così come le opportunità sostenibili possano essere un ottimo strumento di risparmio integrativo» commenta Niccolò Sovico, ceo, ideatore e co-fondatore di Ener2Crowd.

Risultati molto importanti per gli impatti in grado di produrre ma anche e soprattutto per l’esempio in grado di dare nell’ottica di una cultura generale che oggi accentra sempre di più nelle mani di pochi e lascia sempre meno ai più.

A tale proposito, Ener2Crowd ha realizzato uno studio molto importante sulla disuguaglianza ambientale ed economica, calcolando l’indice di Gini relativo alla distribuzione delle emissioni di CO2 per fascia di ricchezza, nel  nostro Paese e nel mondo.

I risultati sono sconcertanti: in Italia, Paese che importa il 20% delle emissioni di CO2 legate ai propri consumi (82,3 Mton CO2/anno su 420 Mton CO2/anno totali): il 10% della popolazione che possiede il 54% della ricchezza finanziaria è responsabile del 26% delle emissioni di CO2; il 40% della popolazione che possiede il 38% della ricchezza finanziaria è responsabile del 41% delle emissioni di CO2; il 50% della popolazione, possiede l’8,50% della ricchezza finanziaria ed è responsabile del 33% delle emissioni di CO2.

In Italia è migliore la situazione che riguarda la disuguaglianza ambientale che è poi strettamente legata alla qualità ecologica dei servizi e dei prodotti oggetto degli scambi economici: mentre nel nostro Paese tale valore è pari a 0,230 nel mondo si attesta a 0,378.

Questo vuol dire che nel nostro Paese la disuguaglianza ambientale ancora non è ai livelli di quella finanziaria, forse in parte per la possibilità, o per la necessità, di vivere una dimensione meno globalizzata e legata magari ad ecosistemi di prossimità.

«Questo vuol dire solo una cosa: non solo le persone più povere sono tali da un punto di vista “monetario”, ma lo sono anche da un punto di vista “ecologico”, potendo accedere a prodotti e servizi dalle qualità ecologiche intrinseche peggiori» spiega Giorgio Mottironi, cso e co-fondatore di Ener2Crowd nonché chief analyst del GreenVestingForum.it, il forum della finanza alternativa verde.

Nei grafici, l’indicatore di impatto ambientale per euro di ricchezza finanziaria  è stato normalizzato rispetto alla media nazionale (pari ad 1).

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