Giornalisti, l’Italia va… maluccio
Roberto Giardin di Palermo, che studia scienze politiche, ci ha mandato una mail chiedendo se a nostro parere il mestiere di giornalista può ancora offrire opportunità di lavoro oggi che la carta stampata chiaramente soffre. Ecco la sua nota:
Mi piacerebbe fare il giornalista e mentre studio all’Università sto collaborando con un piccolo giornale locale sul web, occupandomi in particolare di sport. Ho provato a contattare il quotidiano della mia città, ma senza successo. Anzi, mi hanno scoraggiato dicendo che di aspiranti giornalisti ce ne sono anche troppi. È una professione che va a morire?
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Francamente, qualche volta ce lo chiediamo anche noi, vecchi cronisti nati quando ancora gli articoli si scrivevano con la penna e si spedivano per “fuorisacco”. Eppure ancora oggi sono quasi mezzo milione i giornalisti in Europa, lo 0,5% della forza lavoro complessiva. Ma è vero che l’Italia – con lo 0,3% – è sotto la media. A metterlo in evidenza proprio in questi giorni è il Quotidiano “Sharing Media” (www.sharing-media.com).
Il Paese con il numero più elevato di giornalisti in rapporto alla popolazione lavoratrice è la Germania con l’1,3%. Sul podio anche la Norvegia con lo 0,8% e – terze a pari merito – si posizionano Finlandia e Svezia, entrambe con lo 0,7%.
Seguono quindi il Regno Unito, la Danimarca, l’Islanda – tutte con circa lo 0,6% – e poi la Francia, il Lussemburgo, la Grecia e la Croazia con lo 0,5%, in linea con la media europea. E quindi l’Austria, la Svizzera e l’Estonia con lo 0,4%.
L’Italia – ferma allo 0,3% – si trova nella parte bassa della classifica, ma più in alto dello 0,2% del Belgio, della Bulgaria, del Portogallo e dell’Ungheria e dello 0,1% dei rimanenti Paesi.
Insieme all’Italia invece – con i giornalisti allo 0,3% della forza lavoro – troviamo anche la Spagna, i Paesi Bassi, la Polonia, la Slovenia, Malta, Cipro, l’Irlanda, la Repubblica Ceca, la Lettonia e la Lituania.
Nel computo si è tenuto conto del numero degli iscritti agli albi professionali – per i Paesi che hanno un albo – ma anche di una stima del numero degli articolisti e dei collaboratori che si dedicano a questa attività pur non essendo (ancora) iscritti ad un ordine professionale.
Conclusione? Non crediamo che la professione sia moribonda, ma certamente sta cambiando: i giornali su carta andranno sempre più specializzandosi, il web rimarrà sovrano per le notizie secche, andranno avanti i giornalisti che sanno non solo raccontare ma anche commentare. Come in tutto, ci sarà una selezione più severa. Ma come diceva il maestro di giornalismo Indro Montanelli, il giornalismo è un mestiere difficile ma è sempre meglio che lavorare…
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