Anche l’Islanda “grazia” le balene

Nella foto: Una balena “speronata”.

REYKJAVIK – Il governo la paese europeo più isolato dal mare, l’Islanda, ha deliberato a forte maggioranza che dal 2024 sarà definitivamente abolita la caccia alle balene, che fa parte delle storiche tradizioni e di una vera epopea dei suoi marinai. La motivazione è prettamente economica. L’appetibilità dei prodotti derivati dai grandi cetacei è nettamente in calo e le spese per armare pescherecci, navi fattorie e lavorazione non sono più remunerative. In pratica la carne delle balene serve solo per le scatolette del mangime per i cani: finito l’impiego dei fanoni per le stecche dei busti femminili, finito l’uso dell’olio per illuminare le città, finiti gli altri prodotti. Più remunerativo – è stato detto – il turismo con il whale watching, ovvero portare a vedere le balene nel loro ambiente.

Con la resa dell’Irlanda restano impegnati nella caccia alle balene solo due paesi: in Europa la Norveglia, in Asia il Giappone. Il caso giapponese, dove la caccia è pudicamente definita “a fine di studio”, fa parte delle tradizioni culinarie locali perché la carne di balena è apprezzata su certi piatti. La Norvegia sua volta sta studiando una progressiva diminuzione delle catture.

Con lo smantellamento delle storiche basi baleniere in Antartide e in Artico, sono passare alla fase mussale tutti i grandi centri balenieri del continente americano. E la popolazione delle balene – in particolare delle megattere che sembrano essere le più prolifiche – è tratta crescere. Specie in Mediterraneo sono state registrate anche presenze non stanziali, al momento non ancora in competizione aperta con quelle locali che hanno il loro santuario proprio nel Tirreno del nord, L’aumento della popolazione dei grandi cetacei ha però una contropartita: si moltiplicano gli speronanti dei cetacei che sonnecchiano in superficie da parte delle navi, tanto che sono stati anche suggeriti appositi segnali subacquei che dovrebbero avvertire gli animali.

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