Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Quasi guerra o mezza pace

ROMA – Il rombo dei cannoni e il rotolar dei carri armati sulle pianure dell’Ucraina hanno riportato nei più anziani le cronache della seconda guerra mondiale, quando proprio davanti a Kiev si scontrarono in una gigantesca battaglia tra centinaia e centinaia di carri gli eserciti tedeschi (con il nostro corpo di spedizione italiano) e quello russo supportato da mezzi americani e inglesi.
Fu allora la più grande e sanguinosa strage tra carri armati con decine di migliaia di morti. E oggi quella piana è di nuovo in fiamme: con l’Europa che palpita per le proprie frontiere e l’intero mondo che – per quanto si vede solo a parole – si schiera da una parte o dall’altra.

Inutile pensare che oggi, se non si raggiungerà presto una tregua reale, la guerra non ci interessi. Le conseguenze per l’economia mondiale sono già pesanti, per l’economia italiana ancora peggio.

Basta leggere: esportiamo in Russia molto, in alcuni settori moltissimo: moda, macchinari, project cargo. I russi sono turisti agognati, acquistano i nostri grandi yachts, i vini pregiati, l’alimentare d’alta gamma. E poi c’è il problema del gas, il 45% importato proprio dalla Russia. Quando proprio adesso si cominciava a respirare nella coda della pandemia in calo, non ci voleva. Ed è comprensibile che gli italiani, ma anche molti degli europei, non siano affatto contenti dell’ipotesi di andare a morire per Kiev.

Per sanzioni? Quasi tutti i commentatori sottolineano che non hanno mai risolto le crisi, anzi le hanno incattivite: ma l’unica alternativa alle sanzioni sarebbero le armi.
Morire per Kiev?

[hidepost]

*

Se c’è uno spiraglio di positività in questo dramma, è dall’avvenuta presa di coscienza della nostra dissennata politica energetica negli anni passati. Come riferisce il presidente di Federpetroli Italia Michele Marsiglia, “Nel discorso alla Camera dei Deputati da parte del presidente del Consiglio Mario Draghi inerente l’Informativa sulla Crisi Ucraina si percepisce una svolta sull’Energia italiana a cui non assistevamo da oltre dieci anni” .

Come Federpetroli Italia – ha detto ancora Marsiglia – percepiamo una volontà questa volta diretta e chiara di cambiamento nell’interesse e nella salvaguardia di un paese come la nostra penisola che, non dovrà più essere fanalino di coda nel mercato e settore energetico internazionale. È ora che tutti gli operatori del settore mettano da parte l’orgoglio, l’unica via per perseguire una strada chiara è quella di sedersi ad un Tavolo per definire con tutti i rappresentanti delle diverse forme energetiche sfruttabili nel nostro Paese, una politica energetica di salvaguardia per l’Italia. Siamo certi che, con la forte politica del Governo e dei ministeri competenti dell’Economia e della Transizione Ecologica, in poco tempo, si possa dare al nostro Paese un contributo di elevata diversificazione strutturale delle risorse energetiche disponibili, per preservare, non solo oggi ma anche in futuro, situazioni di disagio economico e geopolitico a cui la scena internazionali dei prezzi e dei mercati potrà manifestarsi”. 

Piena collaborazione da parte della FederPetroli Italia – conclude Marsiglia – al governo Draghi e di altri attori rappresentativi Istituzionali vicini al settore per una Politica Energetica che anche all’Europa potrà dare un valore aggiunto” in conclusione la nota.

[/hidepost]

Pubblicato il
2 Marzo 2022

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio