“Green ports” e futuro

Luca Brandimarte

RAVENNA – La XVII Convention nazionale dei Propeller Club, che si è tenuta di recente a Ravenna, ha affrontato il tema dei green porti con relazioni tenute dai rappresentanti delle istituzioni ed esperti. Tra questi l’avvocato Luca Brandimarte, nostro apprezzato collaboratore. Ecco la sua relazione (sintesi).

I porti giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo del territorio e il loro “stato di salute” ha importanti ricadute anche sull’economia nazionale. Essendo infrastrutture essenziali, infatti, essi rappresentano i luoghi in cui si misurano le efficienze delle imprese che vi operano unitamente all’efficienza trasportistica del Paese.

Detta efficienza, quindi, passa (oggi) anche e soprattutto dall’implementazione di meccanismi di sostenibilità ambientale, nonché attraverso la transizione energetica.

Con riferimento al porto di Ravenna, anche e soprattutto in ottica PNRR, si parla molto di sostenibilità ambientale. Se, da un lato, abbiamo assistito alla “revisione” dello scorso anno del documento Energetico Ambientale di Sistema Portuale (DEASP) – che dovrebbe portare ad una progettualità del porto e delle sue infrastrutture pienamente sostenibile anche dal punto di vista energetico – abbiamo anche visto, dall’altro lato, l’assegnazione dei fondi nell’ambito del PNRR che permetteranno di rendere l’infrastruttura sempre più competitiva per il trasporto merci e passeggeri.

Sono altresì degni di menzione:

  • (i) il tema dei dragaggi su cui questo scalo è da considerarsi all’avanguardia (anche grazie all’implementazione di un nuovo sistema di eco-dragaggio che consente l’asportazione dei sedimenti senza contatto con il fondale, evitando così il fenomeno della ri-sospensione degli stessi);
  • (ii) il piano di riqualificazione energetica per aumentare efficienza e competitività nell’area portuale e migliorare quella ambientale;
  • (iii) il progetto di installazione di un rigassificatore al largo di Ravenna, così da farla diventare un “grande hub dell’energia”, al fine di contribuire al raggiungimento dell’obbiettivo di autonomia energetica fissato dal governo.

In sostanza, è in questo contesto che il porto di Ravenna si colloca, candidandosi senz’altro a rappresentare uno dei principali motori di sviluppo socio-economico del territorio ravennate e regionale, essendo sia un porto industriale sia un luogo di aggregazione per lo svolgimento di attività con conseguenti ricadute di tipo sociale.

In parallelo alla sostenibilità, tuttavia, v’è anche il tema della transizione energetica. Le compagnie di navigazione sono, infatti, interessate da diverse misure, a partire dalla “Initial IMO strategy for the reduction of GHGs from ships”, che entrerà in vigore a partire dal prossimo anno, alla quale si vanno a sommare i contenuti del pacchetto “Fit for 55” varato dalla Commissione europea: (i) l’inclusione del trasporto marittimo nell’EU-ETS (Emissions Trading System); (ii) l’iniziativa FuelEu Marittime che impone requisiti di intensità dei gas serra sui carburanti di uso marittimo; (iii) la revisione della Energy Taxation Direttive (ETD); (iv) l’adozione di un nuovo regolamento per la realizzazione di un’infrastruttura adeguata per i fuel alternativi.

Si tratta di misure che impattano direttamente nel trasporto marittimo, ma che si ripercuoteranno anche sulle attività a monte e a valle dello stesso, in particolare nel nostro Paese, rispetto agli altri Stati dell’Unione europea, per via delle sue peculiarità. La politica europea che investe il trasporto marittimo nell’ambito del “Fit for 55” riguarda, infatti, anche i servizi portuali (così come i servizi tecnico-nautici) ed i singoli Sistemi Portuali e se non sarà adeguatamente “arginata” sia a livello europeo sia in Italia vedrà non solo aumento esponenziale del costo del trasporto via mare ma anche una progressiva riduzione dei traffici oceanici a scapito dei nostri porti.

Da ultimo, non si può non parlare di competitività. In questo contesto, parlando di prospettive future del porto, non si può non pensare anche allo sviluppo dell’intermodalità e quindi ad un progressivo aumento delle sinergie con i cd. “dry-ports”, prevedendo appositi meccanismi che incentivino l’intermodalità anche per il trasporto su ferrovia dei contenitori (come già avviene, ad esempio, in Friuli Venezia Giulia che prevede misure regionali che consentono una migliore gestione dei costi esterni), anche mediante il ricorso ad appositi incentivi che la legge ci mette a disposizione quali il Ferrobonus.

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