Se gli hacker attaccano i nostri porti

ROMA – C’è la guerra, anche se in molti casi facciamo spesso finta di dimenticarcene: e le guerre, diceva Mao, “non sono un ballo a corte”. È certo che in un’epoca così tecnologica e così dipendente dall’informatica e dalle “reti”, colpire le reti stesse sia un atto di guerra: relativamente semplice e senza rischi. Morale: più del 900% di incremento degli attacchi negli ultimi tre anni, bersaglio le attività marittime e in particolare i porti. I dati dell’IMO concordano con quelli recentissimi diffusi da Naval Dome, la società di security israeliana che ha fatto scattare il massimo alert sul rischio di attacchi hacker alle strutture portuali, con l’obiettivo di provocarne il collasso.

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