LIVORNO – Ma il lavoro portuale, che cos’è stato ieri, cos’è oggi e cosa può diventare domani? Sul tema, che in città strettamente legate all’economia dei traffici marittimi è fondamentale, ci si sta interrogando con un’iniziativa in programma ieri nel porto labronico, nata dalla collaborazione tra Compagnia dei portuali, Comune e facoltà di logistica dell’Università di Pisa che opera a villa Letizia dell’Ardenza.
A presentare l’impegno l’assessore comunale al porto Barbara Bonciani, il presidente dei portuali Enzo Raugei e il procuratore della Cpl Antonio Rognoni (nella foto). Gli studenti della facoltà di logistica sono stati guidati in una visita allo scalo e alla mostra in atto al palazzo dei portuali sul “porto delle donne”, con l’intervento e le spiegazioni delle organizzatrici.
Nel corso della presentazione si è parlato dei tanti temi nei quali i portuali livornesi sono stati all’avanguardia: dall’essere il “primo porto container del Mediterraneo”, Livorno è stato anche l’unico a scaricare le “navi dei veleni” grazie all’impegno dei portuali, fino all’utilizzo dei treni-blocco interni per la cellulosa che – come ha ricordato con una sottile vena polemica Rognoni – sono stati poi bloccati per motivi di monopolio da parte dell’ente nazionale delle ferrovie. Perché nei porti – e non solo nei porti – succede anche questo.