LIVORNO – Venticinque anni di “New Deal” per Italia Marittima, la compagnia di navigazione triestina risorta grazie ad Evergreen dalle ceneri di Finmare: e alla sua guida come chairman, ovvero presidente, la livornese dottoressa 👤 Michela Nardulli, che si è fatta le ossa con Pierluigi Maneschi e il suo team di famiglia in una lunga, ormai storica galoppata nella logistica marittima. Un pluridecennale impegno che l’ha proiettata ad una responsabilità oggi pressoché unica nel panorama dello shipping italiano, visto che di donne al timone dei grandi compagnie armatoriali use ne trovano poche. Ecco la nostra chiacchierata intervista.
🎙️ Presidente, Italia Marittima Spa ha 25 anni, età della fiorente giovinezza per le persone: i tempi invece sono tutt’altro che fiorenti e facili, ma gli apprezzamenti sono stati tanti. Quale secondo lei il vostro punto di forza?
🗣️ “Diciamo che sono molti i fattori: direi però che il supporto del Gruppo Evergreen non è mai mancato e il lavoro quotidiano delle persone a terra ed in mare è stato fondamentale.
🎙️ E quale il problema più serio del sistema Italia con il quale siete costretti a confrontarvi nel lavoro quotidiano e nella programmazione?
🗣️ “L’eccessiva burocrazia, figlia di leggi forse un po’ fuori tempo. Però devo dire che la politica spesso è stata di aiuto.
🎙️ ll porto di Trieste, vostro scalo d’armamento, è stato storicamente un hub per i traffici dal Medio e Estremo Oriente, porta principale d’Italia anche per il Centro e Nord Europa. Le attuali turbolenze sia sulla sponda Est del Mediterraneo sia sul Mar Nero quanto incidono?
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